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Palermo: Amat, a rischio stipendi e tredicesime, lavoratori in stato di agitazione

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Palermo, 12 dic. (AdnKronos) - In stato di agitazione il personale dell'Amat, l'azienda di trasporto pubblico urbano di Palermo. Per i 1.800 dipendenti, infatti, sono in forse stipendi e tredicesima. Secondo i segretari di Filt Cgil, Uil Trasporti e Faisa Cisal, Gateano Bonavia, Giuseppe Governale e Emanuele Giannilivigni, il piano di ristrutturazione aziendale concordato con il sindaco Leoluca Orlando a Villa Niscemi il 17 ottobre del 2013 “non è andato a buon fine”. In quell'incontro i sindacati avevano espresso fiducia nei confronti della proprietà dell'azienda e del Consiglio di amministrazione, “ma purtroppo più volte hanno provato a scoraggiare questa apertura di credito. Tutto ciò è stato probabilmente architettato da chi vuole sfiduciare il Consiglio e portare l'azienda all'ingestibilità”, scrivono i sindacati. Le parti sociali puntano il dito su una gestione dell'Amat che continua a essere “deficitaria”, con sempre meno autobus in circolazione: 200 al giorno al posto dei 260 previsti. I sindacati lamentano il "ripetuto ricorso ad operazioni che esulano dalle corrette relazioni industriali", "con atti aziendali che prevaricano e disattendono l'art.3 del contratto collettivo nazionale di lavoro, e col ricorso a spostamenti del personale senza il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali". Ancora criticano gli ultimi provvedimenti, come l'ordine di servizio che ha riguardato movimenti organizzativi tra gli addetti all'esercizio. “Qualche mese fa - spiegano le organizzazioni sindacali - il direttore di esercizio aveva sostenuto, appoggiato dal CdA e dal direttore generale, la necessità di abolire le distribuzioni di Roccazzo e Brancaccio, al fine di poter utilizzare più addetti nei vari nodi aziendali. L'operazione si è subito mostrata deficitaria, perché ha generato disservizi di ogni genere, mortificando diritti sindacali ed esigenze del personale”. I sindacati invitano il presidente dell'azienda, Antonio Gristina, rimasto solo ai vertici dopo le dimissioni del direttore Domenico Caminiti, ad “abbandonare lo stato di inerzia” e curare più da vicino gli interessi dell'Amat.

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