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L'embargo a Mosca ci costa 1,2 miliardi

Andrea Tempestini
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È di cento milioni al mese il conto che l'export italiano sta pagando all'embargo deciso contro la Russia per la crisi ucraina. E se a questo si aggiunge il crollo del rublo legato anche allo sgonfiamento del prezzo del petrolio che rende il made in Italy molto più caro per il consumatore russo, si capisce come le aziende legate a doppio filo a quel mercato continuino a lanciare segnali allarmanti. Ieri Coldiretti ha sottolineato come a novembre le esportazioni di prodotti italiani in Russia sono crollate del 23,2%. Il calcolo è stato effettuato scorporando il dato dalle tabelle Istat sull'intero export nazionale. Se il trend sarà mantenuto, sottolinea Coldiretti in una nota, l'Italia avrà perso nel 2014 almeno 1,2 miliardi di export in Russia, pari a 100 milioni al mese. Le tensioni tra l'Occidente e la Russia sono iniziate lo scorso febbraio con la crisi in Crimea e peggiorate ad aprile con l'Ucraina. La situazione si è progressivamente deteriorata nella seconda parte dell'anno. Ed è proprio l'agroalimentare uno dei settori più colpiti visto che l'embargo ha vietato l'ingresso in terra russa di un paniere di prodotti in cui l'interscambio è (era) particolarmente rilevante: frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce. Nel comunicato si sottolinea come nei primi dieci mesi rispetto allo scorso anno le esportazioni sono calate in media del 10,5%, con cali anche più pesanti che hanno interessato alcuni settori chiave, dall'agricoltura (-25,8%) alle automobili (-45,4%), dai mobili (-7,5%) all'abbigliamento e accessori (-15,2%) fino agli apparecchi elettrici (-5,2%). E questi sono i danni provocati finora principalmente dall'embargo. Con la perdita del potere d'acquisto del rublo nei confronti dell'euro, è logico aspettarsi un netto ridimensionamento delle presenze turistiche russe per il 2015. Cosa che comporterà danni rilevanti non solo per le strutture alberghiere ma, ancora una volta, anche per quel made in Italy che i turisti russi acquistavano nei nostri negozi. Non è infatti un segreto che proprio i turisti provenienti dalla Russia sono tra i migliori clienti di quei negozi anche di alta gamma. Le previsioni per il 2015 fatte per il settore turistico, vedono un calo delle presenze russe sul mercato italiano, di circa il 50%. Dovrebbero riuscire a mettere una pezza le mete top (Versilia, Sardegna e Liguria), limitando il danno a -30%. E questo perché i turisti tussi che frequentano questi luoghi hanno una capacità di spesa superiore alla media. I ricchi e i benestanti russi, insomma, seppure anche loro colpiti dalla svalutazione della moneta, riescono a mantenere una capacità di spesa sufficiente per permettersi il “lusso” di una vacanza nelle nostre spiagge più rinomate. Tornando all'agroalimentare c'è da sottolineare un aspetto non secondario relativo alla perdita d'immagine che i Paesi coinvolti in modo attivo nell'embargo hanno subito nei confronti dei consumatori russi. Coldiretti ha infatti sottolineato come la scomparsa dagli scaffali dei prodotti made in Italy ha provocato una proliferazione di merci tarocche: «Dal salame Italia alla mozzarella «Casa Italia», dall'insalata «Buona Italia» alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano o il parmesan Pirpacchi tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin». di Antonio Spampinato

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