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Draghi: "Ripresa solo nella seconda metà del 2013". Nel 2012 debito pubblico su di 81,5 miliardi

Secondo Mario Draghi, non c'è nessun miglioramento dell'economia reale in vista a breve

Sebastiano Solano
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Il presenzialismo mediatico, gli attacchi continui al Pdl e il profluvio di retorica sul 'rigore necessario' al presunto salvataggio dell'Italia nulla possono contro la dura realtà: i dati, nudi e crudi, danno torto a Mario Monti e al suo governo su tutta la linea. Una serie implacabile di indicatori negativi, dalla disoccupazione alla contrazione dei salari, dall'inflazione all'aumento della spesa pubblica. Oggi, ad esempio, Unimpresa certifica un aumento del debito pubblico di 81,5 miliardi di euro, che fa il palio con l'asfissionate pressione fiscale evidenziata da diversi istituti di ricerca.  Basterebbe questo per replicare a chi, ancora oggi, definisce miracoloso il salvataggio dell'Italia, sostenendo inoltre che questa sia la strada da seguire, senza rendersi conto che, così facendo, ci si avvia verso un sicuro default. A confermarlo, tra l'altro, è Mario Draghi che, sempre oggi, dichiara, senza nessuna possibilità d'equivoco, che "non c'é ancora un miglioramento dell'economia reale, sebbene ci siano segnali di stabilizzazione", con l'accento posto sulla prima parte della frase. 

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