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L'immenso patrimonio in nerodell'Avvocato Agnelli

Gianni Agnelli

I pm di Milano elencano le proprietà off-shore di Gianni: c'è un immenso patrimonio scheamato in Svizzera e Liechtenstein. Spunta anche un conto segreto da 1 mld a Zurigo

Andrea Tempestini
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  di Nino Sunseri Certo non è la maniera più lusinghiera per celebrare il decennale della scomparsa dell'Avvocato Agnelli. Chiuse le celebrazioni solenni alla presenza del Capo dello Stato, spente le candele, appassiti i fiori resta una realtà oscura e limacciosa che certo non aiuta la memoria del defunto. Gian Luigi Gabetti e Franzo Grande Stevens, i più stretti collaboratori di Gianni Agnelli,  concludono la carriera di fedeltà alla dinastia con una condanna a un anno e quattro mesi inflitta dalla Corte d'Appello di Torino (in primo grado erano stati assolti). Una pena che non sconteranno e certo non farà ombra alla loro fedina penale perchè fra una settimana il processo si chiuderà per la prescrizione. Resterà la macchia di cui si sono fatti carico come ultimo sacrificio offerto alla famiglia: l'operazione in derivati che, nel 2005 consentì agli eredi Agnelli di mantenere il controllo della Fiat bloccando l'avanzata delle banche creditrici. Condannati solo Franzo Grande e Gabetti: i più fedeli fra i fedelissimi di Giovanni Agnelli. Le società coinvolte, a cominciare da Ifi-Ifil (oggi Exor) e l'accomandita di famiglia assolte. C'è amarezza nelle parole di Franzo Grande Stevens che mai si sarebbe aspettato di chiudere la carriera di avvocato dell'Avvocato con una condanna per aver servito gli interessi della famiglia fino all'estremo limite della sua sapienza giuridica. Ma in fondo questo è ancora niente. Più mortificante per la memoria dell'Avvocato l'altra notizia uscita ieri dal Palazzo di Giustizia (Milano stavolta).   Riguarda il ricorso di sua figlia Margherita. Un'appendice della lite che ha contrapposto la primogenita di Gianni alla madre Marella e ai figli John, Lapo e Ginevra. Uno scontro degno più di un anfiteatro da tragedia greca che non una sorda e fredda aula di tribunale. In questo cascame processuale  Margherita e l'avvocato Charles Poncet erano accusati di tentata estorsione ai danni di un altro avvocato, Emanuele Gamna accusato, a sua volta, di falso in scrittura privata. Una vicenda piuttosto intessuta di interessi incrociati che avevano tutta l'apparenza di ricatti. Ma la Procura di Milano ha archiviato. Tutto chiuso tranne un particolare. Dai documenti emerge un conto segreto da un miliardo di euro dell'avvocato Agnelli in Svizzera. Frutto di evasione fiscale? Chi può dirlo visto che i magistrati italiani non sono mai riusciti ad avere accesso alle carte. A rivelarne l'esistenza Paolo Revelli, ex manager di Morgan Stanley. In una testimonianza del 21 dicembre 2009 dichiara di «avere sempre saputo che presso la filiale di Zurigo esisteva una provvista direttamente riferibile all'avvocato Giovanni Agnelli per una cifra compresa fra gli 800 milioni e il miliardo di euro,  intestata a Siegfried Maron». Il banchiere svizzero che gestiva le finanze personali dell'avvocato. Dall'indagine sarebbe emersa anche la presenza di due società offshore e una finanziaria riconducibili a loro volta all'Avvocato e destinate a schermare la proprietà di tre moli in Costa Azzurra. Un tesoretto nella disponibilità diretta di Gianni Agnelli e custodito all'estero. Impossibile saperne di più per la mancata collaborazione di Svizzera e Liechtenstein. «Vi sono molteplici indizi che portano a ritenere  verosimile l'esistenza di un patrimonio immenso in capo al defunto Giovanni Agnelli, le cui dimensioni non sono mai state compiutamente definite» scrivono i pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta.  

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