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"Stufo di false recensioni", io mi difendo così

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Roma, 19 ott. (AdnKronos) - di Chiara Moretti Le recensioni sono la nostra bussola. Le controlliamo sullo smartphone prima di andare al ristorante, di prenotare un hotel o comprare la centrifuga. Lo facciamo tutti e, qualche volta, ci chiediamo: saranno vere? Una recente indagine francese conferma il sospetto. Più di una recensione su tre, sostengono d'Oltralpe, sarebbe falsa. Un nuovo 'modo' di fare pubblicità e abbattere la concorrenza con mezzi poco leali. C'è chi, allora, si è organizzato una sorta di controffensiva social. "In molti tra noi sono albergatori, proprietari di ristoranti, siamo tutti stufi di recensioni non vere" dice all'Adnkronos Mario, uno dei due fondatori di un gruppo di 'autodifesa' su Facebook. Serve anche "per cautelarci dai clienti poco educati", "c'è gente che anche solo per farti un dispetto ti assegna un punteggio basso" e, dice all'Adnkronos, "l'assurdo è che se anche se contatti TripAdvisor non la cancellano, nella maggior parte dei casi ti rispondono che non possono toglierla e così ti rovinano". Ma come funziona? "Tu vieni una notte a dormire da me, ti ospito, valuti quello che ti offro - spiega l'amministratore del gruppo che conta più di un centinaio di membri - e poi mi fai una recensione su TripAdvisor". Il gruppo funziona anche per Amazon. "In questo caso ci mandano libri per lo più e noi esprimiamo un giudizio, dando una mano agli scrittori". Numerose sono le denunce da parte di ristoratori su pacchetti, venduti da società di ottimizzazione per far salire le quotazioni del locale, ma basta cercare su qualsiasi motore di ricerca per trovare offerte di recensioni a pagamento, 5 euro l'una in media, effettuate da privati, con tanto di esempi di lavori già fatti. "Vuoi raggiungere il massimo? Te le scrivo io" e spunta la foto di giudizi sempre a cinque stelle. Il pagamento? Sempre, ovviamente, con Paypal. Un modo per arrotondare, un giro d'affari, quello delle false recensioni che, stima l'Harvard Business School, vale il 5-9% delle vendite online. Due anni fa la prima condanna di un tribunale italiano per una "recensione falsa". Due avvocatesse veneziane - Anna Paola Klinger e Marianna De Giudici - sono riuscite a far togliere a TripAdvisor una recensione, ritenuta falsa e diffamatoria. Anche il colosso del commercio elettronico Amazon in passato ha fatto causa, ma ad alcuni utenti, accusati di aver pubblicato recensioni false a pagamento. Scovarli non è stato difficile, è bastato notare che qualcosa tornava e, controllando l'IP del computer o dello smartphone, hanno scoperto che era sempre lo stesso. Ma le recensioni possono essere anche 'dopate'. E' quanto sostiene un'analisi indipendente, firmata Review Meta, che fa notare come alcuni prodotti, venduti su piattaforme di commercio elettronico, verrebbero "quasi regalati" per ottenere in cambio un bel giudizio positivo. Il problema riguarda, ovviamente, tutti i grandi. Da Booking a Trivago, da Amazon al celebre portale TripAdvisor. Quest'ultimo nel 2014 è stato multato di mezzo milione di euro dall'Antitrust italiano per "recensioni poco trasparenti", sanzione poi annullata dal Tar. Da allora il controllo si è fatto sempre più serrato. "Noi abbiamo dei filtri, un sistema di monitoraggio automatico" dice all'Adnkronos Valentina Quattro, portavoce di TripAdvisor per l'Italia, spiegando che servono "per valutare di ogni recensione il 'come, cosa, dove e quando', controllano l'indirizzo IP, il tipo di browser utilizzato e perfino la risoluzione dello schermo del recensore". Ogni giudizio, bloccato dai filtri, viene analizzato da una persona in carne e ossa. "Abbiamo un team di più di 300 persone con esperienza in campi diversi, alcuni anche nelle forze dell'ordine, che si dedicano a garantire la qualità delle nostre recensioni". A svolgere un ruolo centrale è anche la comunità degli utenti che, spiegano da TripAdvisor, può segnalare ogni movimento sospetto. "Se la gente continua a usarci, a trovarci utili, questo significa che i contenuti servono e rispecchiano la realtà - aggiunge Valentina Quattro -. Sono 17 anni che ci siamo e siamo sempre in crescita: è questa la nostra prova del nove". Risale ormai a tre anni fa la prima denuncia con querela in Italia di una docente bolognese, appassionata frequentatrice di TripAdvisor con distintivo 'top reviewer', guadagnato con oltre 70 recensioni di alberghi e ristoranti. Una di queste, però, le ha provocato tanti guai. E' stata querelata per aver definito "avariato" il vino di una storica osteria del centro. Di diverso avviso, invece, un giudice di Pistoia che, chiamato nel dicembre del 2015, a dire la sua, scrisse che "la recensione, postata su Fb o altri social di un hotel, bar, ristorante, locale notturno o qualsiasi altro pubblico esercizio", rientra "nel diritto di critica". "La diffamazione è abbastanza una linea grigia" precisano all'Adnkronos da Tripadvisor, "di solito entrano in campo in questo caso il team legale e quello di moderazione per valutare caso per caso, decidendo se lasciarla oppure no, tenendo anche conto delle leggi locali". Le testimonianze dirette non mancano. Basta navigare sul sito di viaggi per incontrarle. Giudizi pessimi, risposte piccate e dispute che si trascinano sul web. La recensione più furba? Quella di Carola che, rivede il giudizio su sollecitazione del gestore, ma si toglie il sassolino dalla scarpa e la intitola proprio così: "Seconda valutazione dopo minaccia di querela da parte del gestore". Come a dire, il titolare del locale mi ha costretto a un giudizio più morbido: voi, ascoltatemi, non ci andate.

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