Pensioni, Alberto Brambilla disintegra Luigi Di Maio: "Con la sua riforma salta tutto il sistema"
La riforma delle pensioni firmata Luigi Di Maio, con il taglio degli assegni d'oro, non solo è diversa da quanto previsto dal contratto di governo ma rischia pure di "scassare il sistema previdenziale" perché la pensione di cittadinanza da 780 euro costerebbe più di 16 miliardi di euro. A spiegarlo, al Corriere della Sera, è l'esperto Alberto Brambilla, vicino al vicepremier leghista Matteo Salvini. Leggi anche: "Già ai tempi di Monti...". Fornero, ancora tu? Cosa si spinge a dire sulle pensioni "Intanto il contratto di governo prevede che il taglio debba scattare sopra i 5mila netti e in base al ricalcolo col contributivo. Qui invece c'è un taglio arbitrario su pensioni che, considerando anche le addizionali regionali e comunali dell'Irpef, superano i 3.850 euro netti". Piuttosto che colpire 40-50mila persone totali, "ricavando forse 30-40 milioni di euro l'anno", meglio secondo Brambilla "ripercorrere la strada del contributo di solidarietà rispettando i paletti fissati dalle sentenze della Corte Costituzionale. Ma la misura più importante che la Lega avanza sulle pensioni non è questa, bensì l'intervento sulla Fornero attraverso quota 100, la possibilità di andare in pensione a 64 anni d'età e 36 di contributi", da finanziare con 3 miliardi e 1,8 risparmiati dall'Ape sociale. La pensione sociale dei grillini, invece, sarebbe "un regalo a gente che non ha mai versato una lira di contributi. Con un effetto devastante: nessuno più verserebbe un euro all'Inps, perché per maturare una pensione di 800 euro al mese ci vuole un reddito da lavoro di circa 25mila euro, in pratica quello medio. Chi più verserà i contributi se lo Stato ti garantisce comunque 780 euro al mese? Davvero una follia. Ne beneficerebbero anche coloro che per tutta la vita hanno fatto i delinquenti nella malavita organizzata".