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Nicola Porro, attacco feroce sulla manovra: chi sono i soli che ci guadagnano

Matteo Legnani
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E' un'analisi feroce quella che Nicola Porro fa sul Giornale dei contenuti della manovra del governo gialloverde. Parte dalla cifra totale (37 miliardi di euro), sottrae quanto necessario per evitare l'aumento dell'Iva e per le spese obbligatorie (15 miliardi), per poi chiedersi a chi o cosa sono destinati i residui 22 miliardi. Ben 17 vanno per il reddito di cittadinanza e il superamento della Fornero, ossia a indigenti senza lavoro e lavoratori che non vedono l'ora di uscire dal mercato. A quel punto, Porro si chiede quanto sia destinato a coloro che lavorano o che hanno una impresa. E le risposte sono desolanti: ai lavoratori dipendenti non va niente. Ai pensionati vengono tolti dei soldi nel caso prendano più di 90mila euro lordi l'anno mentre per gli altri è previsto, come già fece il governo Letta, il blocco della rivalutazione per tutti gli assegni sopra i 1.500 euro mensili. Le società di persone speravano di essere trattate come quelle di capitali, ovvero con una imposta fissa al 24% grazie a una nuova tassa chiamata Iri che invece nella manovra non c'è. I soci di una Srl o di una Spa fino al 2018 avevano un beneficio se rendevano più forte il patrimonio della propria azienda: sia gli utili lasciati in società sia nuovi apporti di capitale avevano un trattamento agevolato chiamato Ace, il cui valore, pari a due miliardi l' anno, scompare. "La manovra prevede una mini-Ires, una mini imposta al 15 per cento (rispetto al 24%) per le società che investano o che assumano. Spieghiamoci meglio - scrive Porro - se nel 2019 l' azienda Alfa farà 100mila euro di investimenti incrementali rispetto al 2018, avrà il beneficio pro quota. Si tratta dunque di un incentivo fiscale". Leggi anche: Nicola Porro abbatte Luigi Di Maio: "Il suo reddito di cittadinanza..." Per i commercianti che fatturano fino a 50mila euro nessun vantaggio, visto che già già oggi godeva della flat tax del 15 per cento. Per i professionisti che fatturano fino a 30mila euro l'anno, ovvero per le cosiddette partite Iva dal reddito contenuto, nessun vantaggio economico, poiché già oggi non versavano Iva e Irpef, ma solo una imposta forfettaria del 15 per cento, a cui appunto si è ispirata la manovra del governo. Anche per i commercianti o professionisti che fatturano oltre 65mila euro. Anzi, hanno uno svantaggio competitivo. Gli unici a godere sono i commercianti con un reddito da 50 a 65mila euro e i professionisti con un reddito tra 30 e 65mila euro hanno fatto bingo. Sono circa mezzo milione di persone. Fino ad oggi c' erano un milione di autonomi con tassa piatta al 15 per cento, da domani saranno 1,5 milioni.

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