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Reddito di cittadinanza, il disastro di Di Maio fregato dagli accattoni: a chi non andrà neanche un euro

Gino Coala
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Qualcosa di fascista in questo governo c' è davvero. Sono i 6,1 miliardi di euro del reddito di cittadinanza, che Luigi Di Maio usa come la Buonanima faceva con gli aerei: sempre gli stessi, ma fatti girare in modo da sembrare molti di più e abbagliare l' esercito pronto ad assalire le sedi dell' Inps. Milioni di veri e finti poveri, in gran parte abitanti del Mezzogiorno, rivendicano il diritto a una vita in vacanza, pagata dai fessi che lavorano. Impegno che il vicepremier grillino aveva ribadito a novembre, quando annunciò di avere dato «mandato di stampare i primi 5 o 6 milioni di tessere elettroniche». Leggi anche: Salvini, l'ultimatum a Di Maio: "Senza soldi ai disabili, salta il reddito di cittadinanza" Gli illusi non lo sanno, ma il loro sogno si è spento quando qualcuno di quelli che hanno studiato (ce ne sono persino in questo governo) si è presentato da Di Maio con la calcolatrice in mano e gli ha fatto il conto: distribuire 6,1 miliardi a 5 milioni di italiani significa dare a ognuno 1.220 euro l' anno. Cioè poco più di cento euro al mese, 136 euro se partiamo ad aprile, ultima scadenza utile per farsi belli con chi dovrà votare alle Europee. Mannaggia, ha fatto Giggino disperato, e mo' che gli diciamo a quelli? Così si sono inventati la fola del "formato famiglia". I beneficiari, si legge nei documenti inviati sabato dal ministero del Lavoro a palazzo Chigi, saranno 1.375.085, ognuno dei quali riceverà un assegno di poco inferiore ai 500 euro al mese. Ma basta sostenere che i soldi vanno ai nuclei familiari (composti in media da circa tre individui), anziché ai singoli, per dire che il sussidio lo prenderanno in 4.348.484. Ieri, il colpo di classe definitivo. Nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento (non ancora ufficiale, quindi a rischio di ulteriori ritocchi) si legge che i percettori saranno «1.734.932 nuclei», ai quali corrispondono «4.916.786 persone». E così - oplà - Di Maio potrà andare in televisione a dire di avere rispettato la promessa, avendo garantito la prebenda di Stato a quasi 5 milioni di individui. GLI STESSI SOLDI Tutto ciò senza aggiungere un euro allo stanziamento di 6,1 miliardi, che per l' anno in corso quello era e quello rimane, con conseguente riduzione dell' importo medio per ogni famiglia: dai quasi 500 euro di sabato siamo scesi ai 390 euro di oggi. In compenso, chi lo riceverà non dovrà sforzarsi troppo: l' obbligo di accettare un qualunque lavoro sul territorio nazionale scatterà con il rinnovo del reddito, cioè dopo ben diciotto mesi, e solo se in casa non ci sono minori o disabili (chi oggi non convive con un bambino o un anziano malandato, specialmente al Sud?). Nel governo, peraltro, si guardano bene dal fare il giochino della moltiplicazione con gli immigrati, perché il risultato inorridirebbe la componente leghista. Alle famiglie straniere e presunte povere, residenti in Italia da almeno dieci anni, arriveranno circa 197.000 assegni (pardon, tessere elettroniche) di cittadinanza, che in base al ragionamento grillino significa beneficiare oltre 600.000 non italiani: chi glielo spiega a Matteo Salvini? Va da sé che il trucco non potrà avere vita lunga. Appena gli abbindolati da Di Maio realizzeranno che il premio all' ozio riguarda appena 1,7 milioni di loro e che l' ammontare è pari alla metà del previsto, chiederanno spiegazioni a chi aveva promesso il Bengodi per tutti. DUE STRADE A questo punto il ministro del Lavoro avrà due strade. La prima è prendersi gli insulti e rischiare la batosta alle Europee, con l' accusa di essere un traditore seriale: l' Ilva, il gasdotto Tap e le trivelle nello Jonio possono interessare solo agli abitanti della Puglia e delle regioni vicine, ma il reddito di cittadinanza riguarda l' intero Meridione. L' alternativa sarà fare tutto il possibile - a costo di sfondare ancora di più i conti pubblici - per accontentare la platea di bisognosi, lavoratori in nero ed evasori fiscali da lui sedotti e abbandonati. Saranno i sondaggi a indicargli la scelta più conveniente, ma ci sono pochi dubbi che Di Maio dovrà andare nella seconda direzione, se vorrà reggere il confronto elettorale con Salvini. Su richiesta della Commissione europea, la legge di Bilancio ha congelato 2 miliardi di euro, che in teoria potranno essere sbloccati solo se durante l' anno l' andamento dell' economia sarà quello previsto dal governo. Visto con gli occhi di chi vuole aumentare la spesa, quello è il primo tesoretto cui attingere. Dentro ci sono fondi di tutti i dicasteri, inclusi 100 milioni del ministero dell' Istruzione, 30 dei quali dovrebbero servire a finanziare il diritto allo studio. Quanto ci metteranno i grillini a dire che quei soldi debbono usati per il nobile scopo di contrastare la povertà? di Fausto Carioti

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