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Canone Rai, quanto soldi nostri regaliamo alla tv di Stato: le vergogna nascosta

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Gino Coala
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C' era una riforma decente, quella varata da Renzi: il canone Rai si paga nella bolletta elettrica. Forse l' unico sistema per abbattere l' evasione (che tuttavia rimane) e allo stesso tempo per responsabilizzare la tv di Stato. Poi però, come capita regolarmente in Italia, anche la rivoluzione targata Pd è stata pasticciata. Così nei prossimi anni i contribuenti saranno costretti a pagare due volte per la Rai: una in bolletta appunto, l' altra attraverso la fiscalità generale, ovvero le nostre tasse. Già, perché dalle indiscrezioni sul bilancio 2019-2021 si ipotizza un raddoppio dell' indebitamento finanziario della tv pubblica: da 300 a oltre 600 milioni. E chi coprirà il buco? Il ministero dell' Economia, unico azionista dell' azienda radio-televisiva. Cioè noi. Leggi anche: Che tempo che fa, Fazio massacrato per l'intervista a Macron: "Non paghiamo più il canone" Sembra impossibile: cambiano i governi, eppure il risultato è sempre il solito. Renzi, per indorare la pillola agli italiani, aveva previsto un progressivo abbassamento del canone, finito insieme alle spese per la luce. E il costo per l' abbonamento, nel 2018, è sceso a 90 euro (-20% rispetto al 2013), molto meno rispetto a Germania (210 euro), Regno Unito (169 euro) e Francia (139 euro). I mancati introiti dovuti alla riduzione dell' imposta sono stati parzialmente compensati dalla pubblicità. Il guaio infatti è un altro, riferito ai bilanci di Viale Mazzini: la quota reale del canone ordinario incassata dalla Rai l' anno scorso era di 74,73 euro anziché 90 euro versati per ogni abbonamento. Questo perché la differenza, cioè 15,27 euro a utente, se la pappa lo Stato. In termini assoluti parliamo di 340 milioni di euro. EVASIONE RECUPERATA Ovvio dunque che la tv pubblica vada indietro invece che andare avanti e responsabilizzarsi: il suo azionista le porta via i soldi. Quattrini che però cerca di rimettere dentro l' azienda, attingendo ogni volta dalle tasche dei cittadini. Tanto è vero che, mentre il governo ghigliottina i contributi all' editoria, destina 80 milioni in due anni per Viale Mazzini. Insomma, con una mano toglie (tanto) e con l' altra dà (poco). E allora ecco che i conti non tornano più. Secondo le anticipazioni dell' agenzia Adnkronos, la posizione finanziaria netta della Rai dovrebbe salire dagli attuali -300 milioni a -481 milioni a fine anno, per poi crescere a -571 milioni nel 2020 e a -618 milioni nel 2021. Non ci siamo. Durante la discussione sulla Finanziaria i vertici di Viale Mazzini avevano fatto presente, invano, che la situazione è insostenibile, che bisognava destinare alla Rai l' intera evasione recuperata dall' inserimento del canone in bolletta introdotto dal Renzi, anziché devolverne stabilmente il 50% ad "altre finalità". Niente, il governo non ha voluto sentire storie: ha stanziato 80 milioni in due anni, in modo da tirare avanti, senza tuttavia affrontare il problema, senza responsabilizzare i manager, affidando loro tutto il bottino. Già perché, non dimentichiamolo, è quasi impossibile fare la spending review all' interno del carrozzone pubblico. Se Viale Mazzini è in difficoltà è anche poiché spende di più per i costi esterni per beni e servizi (1.081 milioni di euro nel 2019; 1.038 milioni nel 2020; 1.073 milioni nel 2021) che per il personale (1.002 milioni di euro nel 2019; 1.012 milioni nel 2020; 1.010 nel 2021). TUTTI AL CIRCO Ma non c' è da temere. Il governo aprirà il portafogli e sistemerà tutto. Come sempre. D' altronde, nell' ultima manovra, non ha badato a spese per finanziare attori, cantanti e clown. Nello specifico ammonta a 404 milioni di euro (4 in più di quanto previsto dall' ex ministro Franceschini) la torta pubblica destinata al cinema e all' audiovisivo. Mentre il fondo unico per lo spettacolo è lievitato di 8 milioni, dopo che il ministro grillino Alberto Bonisoli, appena arrivato, ce ne aveva piazzati altri 10: il totale per il 2019 supera così i 351 milioni, nei quali trovano posto i 12,5 devoluti alle fondazioni lirico-sinfoniche. Trovati infine 3-4 milioni perfino per i circhi. Si sa, parecchi esponenti dell' esecutivo sono specialisti in pagliacciate. di Giuliano Zulin

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