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Coronavirus, Italia non aiutata per soldi e invidia: "La Germania ci odia perché siamo più ricchi"

Sandro Iacometti
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Il rigore non c'entra. Il rispetto delle regole neanche. Dietro la determinata opposizione della Germania ad un piano di aiuti comunitario che implichi la condivisione e la mutualizzazione dei debiti (leggi eurobond) non c'è un teutonico rispetto della disciplina o un'innata etica della responsabilità, ma semplicemente la convinzione che noi dei soldi non sappiamo che farcene. I quattrini non ci servono perché ne abbiamo piene le tasche. La sintesi di questo pensiero diffuso da tempo nella popolazione tedesca è andata in onda a Pasquetta, come riporta ItaliaOggi, nel tg dell'Ard, il canale pubblico più seguito in Germania, che senza troppi giri di parole titolava: «Il governo italiano rifiuta 39 miliardi dall'Europa».

Ecco la verità. Altro che trappole, troike e condizioni capestro. L'unico motivo per cui abbiamo respinto la generosa offerta del Mes è che non abbiamo realmente bisogno di nulla e quindi possiamo permetterci di alzare la posta finche vogliamo a spese dei poveri cittadini tedeschi, che pur sgobbando da mattina a sera restano sempre più poveri di noi. Certo, ora c'è il Coronavirus, il nostro Paese brucerà il 9% del Pil, le imprese moriranno come mosche e la disoccupazione salirà alle stelle. Ma la musica non cambia. Anche con il reddito sotto i piedi gli italiani continuano ad accumulare denaro. Secondo l'ultimo bollettino dell'Abi i depositi bancari a marzo, primo mese di chiusura totale per il Covid-19, sono aumentati di altri 10 milardi rispetto a febbraio e di oltre 77 (+5,1%) rispetto allo scorso anno, portando il totale alla stratosferica cifra di 1.593 miliardi.

SOLDI E CASE
Numeri che non vanno giù ai tedeschi, costretti ad assistere allo strabordare della nostra già pingue ricchezza, in barba al debito pubblico sempre più alto e al disavanzo che attanaglia i conti dello Stato. Come si legge nell'ultimo rapporto di Bankitalia il patrimonio complessivo delle famiglie italiane alla fine del 2017 ha sfiorato i 10mila miliardi di euro, con un rapporto sul reddito di 8,4 volte, più di francesi e inglesi, e una ricchezza procapite superiore a quella tedesca. Da quell'indagine la situazione sarebbe addirittura peggiorata. Secondo uno studio sul risparmio privato in Germania dell'istituto Diw, citato da ItaliaOggi, la ricchezza media di una famiglia, tra immobili, azioni, depositi e polizze, è di circa 60mila euro, valore molto più basso di diversi Paesi Ue, tra cui Spagna e Italia, dove la media è più del doppio. Stessa proporzione è quella che si registra sul possesso della casa in cui si vive, da noi la percentuale arriva all'80% degli abitanti, da loro non supera il 44%.

 

 

La sostanza è che, pur piazzandoci ultimi in tutte le classifiche sulla produttività, sui guadagni e sull'occupazione, continuiamo ad essere ricchi da fare schifo. E schifo facciamo soprattutto ai tedeschi, che invidiano la nostra capacità di consumo, il nostro benessere, il nostro cibo e le nostre proprietà, ai loro occhi inspiegabilmente acquisite, se non con la truffa e l'inganno. Lo stesso inganno che ora ci accusano di voler perpetrare nei confrontui dell'Unione europea, accollando ai virtuosi le nostre pendenze.

ALCOL E DONNE
Vi sembra esagerato? Sentite un po' cosa dice Alice Weidel, di Alternative fur Deutscheland, partito sovranista che duella con la Cdu di Angela Merkel: «Ci troveremmo all'opposto del concetto di solidarietà se, di fronte a Paesi in cui la ricchezza delle famiglie è diverse volte superiore a quella delle famiglie tedesche, ora ci si aspettasse che attraverso gli eurobond i contribuenti tedeschi si dovessero far carico di debiti aggiuntivi, anziché dei propri».

Gli economisti di Berlino (appoggiati dai colleghi olandesi) si affannano a spiegare, con raffinate argomentazioni tecniche, che lo strumento degli eurobond avrebbe dannosi effetti collaterali, che sarebbe poco adatto a finanziare la lotta al Coronavirus, che provocherebbe un terremoto sui mercati obbligazionari. Nessuno, ovviamente, si permetterebbe mai di tirare in ballo l'invidia sociale per giustificare l'impuntatura della Germania. Troppo banale. E ingeneroso. Di sicuro quando l'ex presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem disse ad un giornale tedesco che il Sud dell' Europa «spende tutti i soldi per alcol e donne e poi chiede aiuto» aveva tutt'altro per la testa.

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