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Si mangia meno pesce e carne
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Quando la crisi detta la dieta
Niente piùcolazione al bar e pizza con gli amici. Solo il 20% degli italiani riesce acenare fuori una volta alla settimana. E causa crisi anche il carrello dellaspesa si fa più leggero. Aumentano gli acquisti di cibi di base come pasta eriso, mentre diminuiscono quelli di pesce e carne. È quantoemerge da un'indagine Format-Salute/la Repubblica suicomportamenti alimentari e le abitudini di spesa degli italiani. I risultaticompleti saranno presentati giovedì 26 novembre a Roma, in occasione dellaquinta edizione del convegno annuale Alimentazione e Salute. Ristoranti e bar - Secondo l'indagine un italiano sucinque ha problemi economici a fare la spesa ed è costretto a fare colazione, apranzare e cenare a casa, limitando al massimo bar, pizzerie e ristoranti. Soloil 20% circa degli italiani va a cena fuori una volta alla settimana. Il 40% lofa una volta al mese, mentre il restante 40% non lo fa mai o quasi mai. Supermarket - Anche la spesa alimentare si riducee cambiano i consumi. Secondo i dati raccolti, infatti, gli italiani comprano piùcibi di base, come riso, pasta e olio. A scapito di alimenti più costosi osofisticati. Diminuiscono, rispetto allo scorso anno, i consumi di vino(-25,8%), pesce (-20%) e carne (-11,6%). Crollano gli acquisti di alimentiarricchiti con vitamine e minerali (-44,8%), quelli di dolcificanti (-26,4%),di latte e derivati (-26,3%). Salgono invece i consumi di riso (+12,3%), pasta(+8%) e olio d'oliva (+6,8%). Il parere dell'esperto - “Mangiar sano oggi non è semprepossibile - ha spiegato Giorgio Calabrese, docente di nutrizione umanaall'Università Cattolica di Piacenza - perché mentre prima costava molto ilcibo ottimo, oggi costa molto anche quello mediocre. E' necessario ritornarealla filosofia della filiera corta, del cibo acquistato dal contadino odall'allevatore vicino a casa - ha sottolineato - e riattivare piccolisupermercati di vicinato che permettano alle persone di fare la spesa ogni 2giorni piuttosto che ogni 15 giorni con conseguente spreco di cibo”.
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