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Bollette, servono 9 miliardi per evitare la stangata: il governo ne trova solo 3

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Sandro Iacometti
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Certo, c'è tempo fino al primo ottobre. Ma lo slittamento della decisione sulle bollette, che doveva essere sul tavolo del Cdm di ieri ed è stata rinviata a non si sa quando, non è dovuto ad una questione di semplici dettagli tecnici. La realtà è che l'Autorità per l'energia ha fatto bene i conti. E, secondo quanto trapela da fonti vicine al regolatore, all'orizzonte c'è una mazzata ben diversa da quella arrivata a luglio. In quel caso sono bastati 1,2 miliardi per dimezzare gli aumenti. Questa volta il colpo è micidiale: gli incrementi stimati per il prossimo trimestre, quelli che il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha incasellato tra due percentuali del 31 e del 42%, ammontano a 6 miliardi per la luce e a 3 per il gas. In tutto si tratta di una stangata di 9 miliardi di euro, quanto una piccola manovra finanziaria.

Di fronte ad una cifra simile è chiaro che i 3 miliardi di cui si è parlato nei giorni scorsi, e che in ogni caso non sono facile da trovare, sono una coperta talmente corta da rischiare di sembrare una presa in giro. Dopo tante rassicurazioni, con quei soldi il governo riuscirebbe solo ad attutire la sberla di circa un terzo della sua potenza. E gli altri due terzi? Anche di questo hanno discusso ieri mattina in un vertice a tre il premier Mario Draghi, il ministro dell'Economia, Daniele Franco e, ovviamente, Cingolani. Quest' ultimo ha spiegato che c'è sicuramente «da mitigare l'aumento del trimestre, che all'80% dipende dal gas». Ma poi, ha aggiunto il ministro, c'è anche da «mettere in piedi un intervento più strutturale, perché questi sono aumenti che rimarranno. Bisogna ragionare su come viene costruita e calcolata la bolletta. Ogni Paese ha la sua ricetta. Va un po' riscritto il metodo di calcolo, lo stiamo facendo in queste ore, stiamo lavorando».

 

 

 

Parole che lasciano intuire come il problema sia tutt' altro che una tempesta passeggera. Sciogliere la matassa, però, non è facile. Fonti del ministero di Cingolani hanno fatto sapere che gli oneri di sistema saranno quasi sicuramente uno dei punti su cui si interverrà. Ma tagliarli in corsa è quasi impossibile, essendo stanziamenti già assegnati. Una sorta di contratti che vanno onorati. L'unica sarebbe spostarli sulla fiscalità generale o su un fondo finanziato anche dalle imprese, come propongono i grillini. Questo non cambierebbe di molto la sostanza: alla fine la botta arriverebbe sui contribuenti o sul tessuto produttivo. Ma consentirebbe di mettere un po' di polvere sotto il tappeto, sperando che la situazione migliori.

L'altra strada è quella delle aste Ets sulle emissioni di Co2, in pratica il mercato di quei permessi di inquinare che stanno soffocando i produttori di energia con combustibili fossili e sono in gran parte, checché ne dica la Commissione Ue, responsabili degli aumenti (basti pensare che le quotazioni della Co2 sono passate da 33 euro la tonnellata di gennaio a 61 euro di oggi). Ma anche qui c'è poco da raschiare, anche perché i proventi delle aste, già utilizzati per foraggiare l'intervento da 1,2 miliardi di luglio, devono essere destinati per il 50% alle energie rinnovabili. Ergo, malgrado l'incremento record dei guadagni (+168% nel secondo trimestre) dalla vendita delle quote, sul piatto rimane qualcosa come 700 milioni.

 

 

 

Anche intervenire sull'Iva, come chiede Matteo Salvini, sembra troppo complicato, visto che si tratta di un'imposta su cui può mettere becco l'Europa. È per questi motivi che i tecnici del Tesoro sono al lavoro per recuperare i quattrini con il solito metodo, rastrellando qua e là nelle pieghe del bilancio. L'operazione, però, non è semplice. Ed è molto difficile, fanno sapere fonti del Mef, che si riesca ad andare oltre quei tre miliardi già annunciati. I soldi dovrebbero arrivare con un decreto ad hoc che vedrà la luce non appena il ministro Franco riuscirà a far tornare i conti. Nel frattempo Cingolani studierà una riforma strutturale della bolletta da inserire in finanziaria. Ma pure in questo caso non sarà una passeggiata. 

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