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Tasse sulla casa, arriva la stangata: bollette e aggiornamento degli archivi del catasto, da ottobre si paga di più

Fausto Carioti
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Gli italiani desiderosi di un ritorno alle vecchie abitudini stanno per essere accontentati. Poche cose, infatti, sono più normali di un rincaro della bolletta elettrica e di quella del gas, anche se stavolta la botta promette di essere più forte che in passato. E questo mentre il ministero dell'Economia si prepara a un aggiornamento degli archivi del catasto: mossa che potrebbe preludere a una revisione dei valori catastali, il cui effetto inevitabile sarebbe l'aumento delle imposte sugli immobili. Ma se il rincaro dei balzelli sul mattone è una possibilità, peraltro non immediata, il ritocco delle tariffe è una certezza e già si sa quando scatterà. L'appuntamento è per il primo ottobre e la causa principale è l'aumento del prezzo del gas, che trascina con sé quello dell'elettricità: il 51% dell'energia elettrica prodotta in Italia è generato infatti bruciando metano. Le quotazioni di quest' ultimo sono in aumento da mesi e così ieri, alla Borsa elettrica, il prezzo medio per mille chilowattora è stato pari a 109,23 euro, mentre il giorno prima si era spinto a 122,52 euro. A maggio, per fare un raffronto, era stato pari a 69,91 euro, a giugno a 84,80 euro e a luglio a 102,66 euro: un rialzo continuo.

 

 

 



REVISIONE TRIMESTRALE - Ogni tre mesi i prezzi di mercato precedenti si scaricano sulle bollette future, e sul risultato dei calcoli che l'autorità per l'Energia farà a fine settembre per il trimestre successivo non ci sono dubbi: sarà stangata, resta da capire se grossa o enorme. L'aggravio sarebbe stato pesante pure nel trimestre in corso, ma il primo luglio il governo intervenne con il decreto "Lavoro e imprese", che limitò l'aumento della bolletta elettrica per la "famiglia tipo" al 9,9% (altrimenti sarebbe stato del 20%), mentre la tariffa del gas rincarò del 15,3%. Il costo per le casse pubbliche fu di 1,2 miliardi di euro. Si vedrà se stavolta Mario Draghi avrà la voglia (e i soldi) per fare il bis. L'effetto del provvedimento precedente, peraltro, finirà a settembre. Da capire pure le reali intenzioni dell'esecutivo riguardo agli immobili. Il ministero dell'Economia, negli atti d'indirizzo inviati alle amministrazioni fiscali per il triennio 2021-2023, ha chiesto di aggiornare gli archivi catastali, «anche nell'ottica di una più equa imposizione». L'obiettivo è far sì che di ogni immobile si sappiano la posizione geografica, le caratteristiche geometriche, le quotazioni della zona e quali soggetti hanno diritti su di esso. All'Agenzia delle Entrate viene chiesto inoltre di «integrare le banche dati immobiliari con le informazioni desunte dalla dichiarazione dei redditi».

 

 

 



RACCOLTA DI DATI - Una massiccia raccolta di dati, insomma, da fare anche attraverso «metodologie innovative di controllo», che di certo comprendono l'uso di strumenti come le immagini satellitari di Google Maps, anche per far emergere gli immobili non dichiarati in catasto. Alla stessa agenzia spetterà il compito di «assicurare la consultazione dei valori economici afferenti ai prezzi di compravendita dei beni immobili». C'è quindi tutto il necessario per provvedere a un successivo adeguamento dei valori catastali, del quale comunque il documento firmato dal ministro Daniele Franco non fa cenno. Il governo, del resto, è tenuto ad attenersi al documento approvato in parlamento, dal quale, su pressione della Lega, è stato tolto ogni riferimento alla revisione degli estimi, che invece altri partiti avevano proposto. La preoccupazione, però, c'è. Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ricorda che «la riforma del catasto è stata esclusa con nettezza proprio in occasione dell'approvazione del documento delle commissioni Finanze della Camera e del Senato, che costituirà la base della riforma fiscale annunciata dal governo. Il documento del ministero dell'Economia pare tutt' altra cosa», e si spera che lo sia. Resta il fatto, prosegue il presidente dell'associazione che difende i proprietari di casa, «che la vera urgenza è un'altra, e cioè ridurre la tassazione patrimoniale sugli immobili che, con l'Imu, sta progressivamente espropriando milioni di italiani, spesso colpendo beni che non hanno ormai più alcun valore, essendo privi di qualsiasi appetibilità sul mercato».

 

 

 

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