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Ucraina, i colossi Usa che fanno cassa grazie alla guerra: le cifre e i sospetti su Joe Biden

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Anche la guerra fa guadagnare. Nel caso dell'Ucraina, invasa dalla Russia il 24 febbraio scorso, a ricavare qualche miliardo sono i colossi statunitensi. In particolare a vedersi irrobustire il portafoglio sono quelle multinazionali che producono sistemi per la difesa, statunitensi in primis ma non solo, e i grandi esportatori americani di gas naturale liquefatto. D'altronde le sanzioni nei confronti di Mosca hanno reso necessario un "rimpiazzo" del gas russo dal quale l'Europa dipende.

 

 

Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, non va peggio a chi produce armi. Con la Germania che ha stanziato 100 miliardi per il riarmo e altri 19 Paesi della Nato sono pronti a portare le spese militari al 2 per cento del Pil, le aziende del settore fanno i salti di gioia. Parlando di numeri l'asticella viene fissata dall'indice S&P 500 delle maggiori azioni di Wall Street che tra il 23 febbraio, ultima chiusura prima della guerra, e il 6 aprile ha segnato un +5,7 per cento.

 

 

C'è anche chi ha ottenuto risultati ben più elevati. Chi? Bwx Technologies (+26, 3 per cento), società della Virginia che fornisce componenti e combustibile nucleare al governo Usa, e Booz Allen Hamilton (+25,2), gigante della consulenza strategica in stretti rapporti con il Dipartimento della Difesa di Washington. E ancora Bae Systems (+23, 3), big britannico del settore. Ma anche L3Harris (+16,8), società tecnologica contractor della Marina Usa. L'elenco è molto più lungo e comprende i produttori e gli esportatori di gas. Tra questi c'è Cheniere Energy, seconda società al mondo i cui titoli in Borsa a inizio conflitto hanno segnato +18,9 per cento. Seguono Chevron (+20,5) e, in misura minore, Exxon Mobil (+7,8). E non è un caso che Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, si è detto ben lieto di aiutare l'Ue ad approvvigionarsi il gas liquido.

 

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