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Debito pubblico, la mossa che può salvare l'Italia: cosa possiamo fare con il mattone

Sandro Iacometti
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L'indipendenza finanziaria accanto a quella energetica e alimentare. È il tema lanciato qualche giorno fa dall'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, in un accalorato intervento in cui il manager ha definito «un'idiozia» lasciare l'Italia, con «fondamentali solidissimi», in balìa delle non sempre rassicuranti comunicazioni della Bce e della speculazione dei mercati. Un contesto che ha fatto schizzare lo spread a 250 punti invece dei 100 che il Paese meriterebbe grazie alla «sostenibilità» del suo debito. Di qui l'appello alle istituzioni politiche e finanziarie e agli italiani a rientrare in possesso dei nostri titoli di Stato per essere liberi dalle mosse delle banche centrali, dai diktat dell'Europa e dalle turbolenze dei listini.

 

 

A spiegare come mettere in pratica l'idea del super banchiere ci ha pensato ieri il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni. La soluzione, già ventilata in passato da diversi economisti, ma mai studiata seriamente dal governo, passa per il mattone pubblico, un patrimonio di 300 miliardi che, se messo a reddito, potrebbe dare vita ad un tesoretto di 50 miliardi di euro. «Con tutto quel denaro», ha detto Sileoni, «il governo potrebbe tagliare il debito pubblico che ha raggiunto i 2.750 miliardi di euro, oppure, ed è l'ipotesi preferibile, avere risorse in più per abbassare le tasse sui lavoratori e i pensionati». La proposta della Fabi, che condivide la posizione di Messina, è di costituire fondi immobiliari ad hoc con l'obiettivo di attrarre ingenti risorse private, per poter acquistare poi dalle amministrazioni pubbliche una parte consistente del patrimonio edilizio. La somma che si ricaverebbe dalla vendita degli immobili pubblici consentirebbe di raddoppiare, per un periodo di 5 anni, la dote finanziaria, pari a 10 miliardi annui, che il governo si appresta a stanziare, nell'ambito della riforma fiscale, per poter ridurre il carico tributario sui redditi fino a 35.000 euro.

 

Sui conti correnti delle famiglie italiane giacciono, senza alcun rendimento, 1.640 miliardi e una percentuale di questi risparmi potrebbe confluire in questi speciali fondi real estate. Nella sostanza, evidenzia l'analisi del sindacato bancario, si raggiungerebbe un duplice obiettivo: valorizzare il mattone di Stato e, allo stesso tempo, impiegare i risparmi delle famiglie, oggi infruttiferi, verso un piano di riforma che assicuri benefici alla collettività e al Paese. «Il punto fondamentale», conclude Sileoni. «è assicurare potere d'acquisto alle famiglie e con il fondo per il mattone di Stato, privatizzando e valorizzando gli immobili pubblici, si raddoppierebbe la capacità di intervento fiscale sui redditi per cinque anni consecutivi». 

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