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Fisco, dal 4 settembre cambia tutto: come (e quando) si paga

Antonio Castro
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Rientro amaro per i contribuenti italiani: il fisco dal prossimo 4 settembre concederà solo 30 giorni per pagare le cartelle esattoriali. E non più i 60 giorni concessi "causa pandemia" per far fronte alle pretese del fisco. E non si tratta di pochi soggetti che finiranno nei guai: si stima siano almeno 16 milioni gli italiani con qualche pendenza con l'erario. Oltre un quarto di tutta la popolazione nazionale neonati e minorenni compresi. I contribuenti" con atti "iscritti a ruolo", sono un esercito. Un partito di maggioranza assoluta. Non a caso in passato c'è chi ha provato a cavalcare politicamente questa massa di gente, racimolando però nei risultati elettorali solo percentuali omeopatiche da "zerovirgola".
La tregua fiscale finisce la prossima settimana. E difficilmente il governo interverrà per rinviare. Dopo oltre tre mesi di sospensione, le regole sugli avvisi bonari inviati dall'Agenzia delle entrate ai contribuenti a seguito di un controllo formale sulle dichiarazioni dei redditi verranno infatti ripristinate.
 

 

 

PERIODO NERO In sostanza dal 4 settembre (che è una domenica e quindi se ne parla dal 5 settembre) , la regolarizzazione delle comunicazioni relative ai controlli automatici sull'Irpef e sull'Iva deve avvenire entro 30 giorni dal ricevimento della prima comunicazione odi quella definitiva emessa a seguito della eventuale rideterminazione delle somme a debito. E non più entro 60 giorni come è stato stabilito dal governo a metà maggio. Il dimezzamento dei tempi rischia di mettere in affanno gli italiani già alle prese con una mitragliata di rincari che da mesi non da tregua. L'aspetto negativo è che si avrà solo la metà del tempo per pagare le tasse dovute, gli interessi e la sanzione ridotta a 1/3 rispetto quella ordinariamente prevista nei casi di omesso e tardivo versamento di imposte. In caso di avviso telematico all'intermediario che ha trasmesso la dichiarazione (commercialista, fiscalista, Centro di assistenza fiscale), il termine per effettuare il pagamento e fruire della sanzione ridotta è di 90 giorni dalla trasmissione dell'avviso. La sanzione applicabile in caso di omesso o tardivo pagamento di imposte è pari al 30% ma viene dimezzata «se il versamento è effettuato con un ritardo non superiore a 90 giorni». Se si effettua il pagamento con ritardo inferiore a 15 giorni la sanzione è ulteriormente ridotta all'1% per ciascun giorno di ritardo. Insomma, chi prima paga meno spende. Sempre che possa sganciare i quattrini richiesti. E se non si vuole o non si può cominciare a pagare? Trascorsi 90 giorni dall'invio della comunicazione (definita "avviso Bonario"), la macchina fiscale si attiverà per attivare il meccanismo di riscossione, aggiungendoci a contorno interessi e sanzione in misura piena. Nel caso il contribuente possa vantare dei crediti fiscali può portarli in compensazione così da ridurre o annullare l'importo della cartella.
 

 

 

 

140 MILIONI DI ATTI «Abbiamo 130-140 milioni di cartelle, 240 milioni di crediti da riscuotere circa 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo», faceva di conto Ernesto Maria Ruffini, direttore dell'Agenzia dell'Entrate che siede sopra un magazzino virtuale di 1.100 miliardi di euro. Virtuale perché solo una "minima" parte (60/70 miliardi), è effettivamente intercettabile. Per il resto il "magazzino" dei crediti non riscossi all'aprile scorso aveva sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro. Almeno a quanto risulta dagli atti depositati in commissione sul federalismo fiscale. Si tratta- avverte preoccupato Ruffini che è al suo secondo mandato- di «un magazzino unico al mondo. Nessuno tiene un magazzino di 22 annidi crediti non riscossi. Si fanno delle scelte». Come dire: inutile continuare a iscrivere a bilancio crediti fiscali virtuali che si sa bene non sarà mai possibile incassare. È pur vero che l'aumento del magazzino è dovuto anche alla sospensione della pandemia: posticipo dall'invio di cartelle negli anni 2020 e 2021. Sospensione che ora andrà in soffitta...

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