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Gas, il "corridoio" che può salvare l'Italia: cosa accadrà

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Un "non-paper" che non impegni, ma che getti le basi del cosiddetto "price cap". È questo il documento realizzato da Italia, Polonia, Belgio e Grecia che trovano nel "corridoio" una giusta soluzione per frenare la crisi energetica. Si tratta, appunto, di un corridoio e dunque non proprio di un tetto. L'obiettivo è quello di creare una banda di oscillazione per i soli prezzi del gas all’ingrosso. Questi verrebbero poi applicati a tutte le transazioni nell'Unione europea. Non solo dunque su quello importato dalla Russia e non solo su quello usato per la produzione di energia elettrica. 

 

 

Il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, lo definisce un corridoio "dinamico". L'idea è quella di aiutare paesi come il nostro, non in grado di pagare alte cifre per il gas. Eppure c'è già chi fa barricate: dall’Aja temono che, in caso di prezzo fissato a un livello troppo basso, le navi che trasportano il gas naturale liquefatto si dirigano "verso l’Asia". Anche su questo ostacolo, i proponenti hanno una soluzione. Sì, perché con un corridoio di prezzo parametrato anche sui prezzi del gas in Asia, il rischio di vedere le navi metaniere sparire verso Oriente non ci sarebbe: il prezzo sui mercati europei resterebbe ’agganciato' a quello sui mercati asiatici.

 

 

Di più, perché il documento delinea ben tre diversi scenari: il primo in cui non ci sono rischi di carenza di gas, il secondo di carenza "potenziale" e il terzo di carenza effettiva. Più nel dettaglio nel secondo verrebbero consentite anche transazioni Otc (over the counter, fuori mercato) al di sopra del limite superiore del corridoio di oscillazione del prezzo, che comporterebbero l’utilizzo di strumenti derivati (i Cfd, contratti per differenza). Il corridoio sarebbe così "flessibile". 

 

 

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