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Contanti, ecco sette buoni motivi per usarli

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Pieremilio Sammarco
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L'annuncio del governo di voler innalzare il tetto dei pagamenti in contante ha sollevato numerose critiche da parte dell'opposizione che sostiene che una tale misura contribuisca all'evasione fiscale e al riciclaggio. Questa tesi in realtà non prende in considerazione alcuni aspetti che, se esaminati, conducono ad un giudizio diverso.

1) La Banca centrale europea si è mostrata perplessa nei confronti di limiti stringenti verso l'uso del contante, affermando che la possibilità di pagare in contanti è particolarmente importante per taluni gruppi sociali, per esempio gli anziani o i giovanissimi, che, per varie legittime ragioni, preferiscono utilizzare il contante piuttosto che altri strumenti di pagamento, anche perché il cash agevola il controllo sulla spesa da parte del soggetto pagatore.

 

 

 

2) Il contante è uno strumento di inclusione dell'intera popolazione nel circuito economico consentendole di regolare qualsiasi tipo di operazione finanziaria. Non occorre attivare un abbonamento a Internet, possedere un dispositivo elettronico, né avere dimistichezza con sofware e applicazioni, né sborsare soldi per avere a disposizione carte di pagamento;

3) I pagamenti in contanti non richiedono alcuna infrastruttura tecnica o investimenti nelle reti telematiche e sono immediatamente e sempre utilizzabili e proprio questo aspetto riveste una particolare importanza in caso di indisponibilità, per una qualunque ragione, dei mezzi di pagamento elettronici o di malfunzionamento dell'infrastruttura di rete;

4) I pagamenti attraverso gli strumenti elettronici non hanno un grado di sicurezza assoluta per coloro che li utilizzano e sono soggetti a frequenti furti di identità, hackeraggio, inoculazione di virus e clonazioni delle carte di pagamento.

 

 

 

RISCHI ELETTRONICI

5) È dimostrato che la sostituzione dei pagamenti in contanti in favore degli strumenti elettronici crea gravi situazioni di indebitamento dei nuclei familiari rispetto al loro reddito disponibile. Questo perché l'utilizzo di diversi mezzi di pagamento non consente un pieno e consapevole controllo sulle spese; valga l'esempio della Finlandia, che per promuovere il pagamento con le carte di credito e le applicazioni informatiche, ora circa 400 mila famiglie vivono una forte condizione di sovraindebitamento, che ha raggiunto una media del 127% in rapporto al loro reddito. Per la Banca Centrale finlandese ciò rappresenta una minaccia sia per la prosperità dei cittadini che per l'economia nazionale (fonte Corriere della Sera, 17 febbraio 2020).

6) Non vi sono studi che dimostrano la relazione diretta tra la stretta sul contante e la riduzione dell'evasione fiscale o del riciclaggio; sembra più una misura punitiva e demagogica di scarsissima efficacia nell'esperienza concreta, dove l'evasione che pesa non è quella del pagamento in nero all'artigiano, quanto la (parziale o elusa) tassazione del fatturato delle imprese che operano su Internet offrendo servizi digitali.

7) Occorre sin da ora difendere il contante, perché la Banca Centrale europea sta studiando l'introduzione nei paesi membri dell'euro digitale, una moneta elettronica che affiancherebbe il contante, probabilmente con l'intenzione di sostituirlo progressivamente. Alla fine del 2023 terminerà la fase di analisi da parte della BCE e subito dopo potranno partire le sperimentazioni pratiche nei paesi membri. A quel punto, nonostante le rassicurazioni, sarà certificata la fine della privacy bancaria. 

 

 

 

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