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Pensioni, la rivoluzione: ecco chi potrà prendere subito l'assegno

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Proseguono i lavori sulla legge di Bilancio 2023. Tra i tanti dossier c'è anche quello delle pensioni, che oggi verrà affrontato in un incontro a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e i sindacati. Da parte del governo è chiara la volontà di evitare lo scalone pensionistico che andrà a crearsi a fine anno dopo il termine della Quota 102 e il ritorno definitivo della legge Fornero. Si prevede, infatti, che nella prossima manovra di Bilancio il governo inserirà una misura per permettere ai dipendenti pubblici e a quelli privati di lasciare il lavoro in anticipo. L'ipotesi che viene data per più probabile è il pensionamento con 61 anni di età e 41 anni di contributi. Una nuova Quota 102, anche detta Quota 41, che sostituirà quella in scadenza il 31 dicembre che invece permette il pensionamento con 64 anni di età e 38 di contributi.

 

 

La nuova Quota 102 durerebbe soltanto un anno, fino al 31 dicembre 2023, per poi essere sostituita da una nuova riforma strutturale della legge Fornero, che il ministro del lavoro Marina Elvira Calderone, vorrebbe mettere sul tavolo dei sindacati l'anno prossimo. Sul pensionamento con 61 anni di età e 41 anni di contributi, al ministero del lavoro circolano delle indiscrezioni, riportate da Il Messaggero, secondo cui la misura del prossimo anno permetterebbe il pensionamento di 83 mila persone in più rispetto a quelle che si ritirerebbero dal lavoro con le regole ordinarie della legge Fornero. Tuttavia, c'è un problema. A questa manovra viene contestato, prima di tutto, l’eccessivo costo. Gli oneri pensionistici sarebbero di 1,13 miliardi di euro. Una somma che salirebbe fino a 1,31 miliardi per gli oneri totali. La ragione per cui il governo sarebbe intenzionato a limitare la misura solo al 2023, è quindi anche il costo che questa nuova Quota 102 potrebbe avere nei prossimi anni. Non è escluso che una delle fonti di finanziamento possa essere quella dei risparmi che derivano dalla stretta sul Reddito di cittadinanza.

 

 

Con la legge di Bilancio in arrivo saranno prolungate anche altre due misure: Opzione donna e Ape sociale. La prima permette il pensionamento delle donne che hanno compiuto 58 anni e hanno alle spalle almeno 35 anni di contributi. Ma si tratta di uno scivolo costoso per chi lo utilizza. Chi sceglie Opzione donna, infatti, deve accettare un ricalcolo contributivo della propria pensione, e che comporta un taglio dell'assegno tra il 20 e il 25 per cento in media. Ape sociale invece è una via d'uscita dal lavoro riservata a chi svolge mansioni gravose. Consente di lasciare l'occupazione a 63 anni con almeno 30-35 di contributi, ottenendo un assegno mensile fino al raggiungimento dei requisiti ordinari di pensionamento.

 

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