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Manovra, macelleria sociale? Ecco la balla della sinistra

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Sandro Iacometti
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Una manovra che ruba ai poveri per dare ai ricchi? Un'operazione di macelleria sociale tipica del centrodestra? Il testo ufficiale della manovra dovrebbe arrivare, secondo quanto annunciato dal governo, soltanto domani. Fino ad allora, quindi, non sarà possibili effettuare analisi dettagliate e definitive delle singole misure contenute nella legge di bilancio. Sui saldi, però, ci sono pochi dubbi. Quelli sono stati messi nero su bianco nel Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles e al Parlamento. E da qualunque punto di vistali si guardi, la conclusione è sempre la stessa: le accuse della sinistra e dei sindacati sono una balla colossale.

 


Si può criticare il governo di aver disperso le poche risorse a disposizione su troppi capitoli di spesa, di non aver trovato più quattrini per quelle misure shock chieste dagli imprenditori e anche, perché no, di aver dato troppo ascolto ai consigli arrivati dall'Europa. Ma di macelleria sociale, per quanto si possano strizzare gli occhi, non ve n'è traccia.
 

 

 

REDDITO E FLAT TAX
Vediamo i numeri. I capitoli a cui si aggrappano i detrattori per puntare il dito contro il governo sono sostanzialmente due, la stretta sul reddito di cittadinanza e l'allargamento della flat tax. Ebbene, sul primo punto le stime dell'esecutivo prevedono un risparmio di spesa di circa 700 milioni. Vi sembrano tanti? Bruscolini non sono di certo. Ma a parte il fatto che andranno a toccare solo le risorse destinate a chi accede al beneficio per essere aiutato temporaneamente mentre trova un impiego, bisogna anche ricordare che la finanziaria dello scorso anno (quella firmata da Draghi) ha rifinanziato la misura con oltre un miliardo di euro l'anno, facendo salire la dote complessiva a circa 8,8 miliardi (dai 7 con cui era partito). In altre parole, malgrado il taglio nel 2023 al sussidio grillino verranno destinate più risorse di quelle del 2021. 


L'altro punto nell'occhio del ciclone è il "regalo" agli autonomi. Anche in questo caso, il clamoroso sostegno al popolo delle partite Iva, notoriamente considerato dalla sinistra un'accolita di evasori seriali, sommando l'allargamento dell'aliquota al 15% fino agli 85mila euro (dagli attuali 65mila) di reddito e sulla quota incrementale dei guadagni si traduce in una spesa di 300 milioni. Vi sembrano tanti? Forse lo sono, ma per capirlo veramente bisogna metterli a confronto con gli altri interventi della manovra. Tralasciamo gli oltre 20 miliardi destinati a compensare il caro bollette che comunque, come ha scritto l'Osservatorio sui conti pubblici fino a qualche tempo fa diretto da Carlo Cottarelli, sono stati «correttamente» usati per «misure mirate ai soggetti più colpiti dalla crisi energetica». Andiamo sugli altri capitoli. Per il taglio del cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti al di sotto di 35mila (2 punti) e 20mila euro (3 punti) di reddito lordo annuo, non proprio dei ricconi, sono stati stanziati 4,8 miliardi. Si tratta dell'intervento più sostanzioso della legge di bilancio. Molto robusto è anche il sostegno alle famiglie, che complessivamente cuba circa 2 miliardi. Qui figurano il taglio dell'Iva per i prodotti dell'infanzia e gli assorbenti, l'incremento dell'assegno unico per le famiglie numerose a basso reddito e un fondo di 500 milioni per chi guadagna fino a 15mila euro l'anno.

 

SETTE MILIARDI Insomma, a fronte di 700 milioni tolte ai percettori (non fragili) del reddito e ai 300 milioni dati a chi ha sofferto di più durante la fase pandemica e soffre ora con inflazione e rincari delle bollette, ci sono circa 7 miliardi spalmati sulle fasce più deboli della popolazione. Per il resto ci sono oltre due miliardi messi sulla sanità, altri due miliardi per le spese indifferibili, un miliardo per gli extracosti degli appalti infrastrutturali, un miliardo e mezzo per congelare plastic e sugar tax e un altro per la tregua fiscale. Ma non è finita. Da una parte c'è la "tragica" sforbiciata al superbonus, risparmio stimato: 300 milioni su 60 miliardi di crediti fiscali già prenotati dai cittadini. Dall'altra ci sono le pensioni. Con questa fissa di quota 41, si è detto, il centrodestra farà sballare tutto il sistema previdenziale. Allora andiamo a vedere nel Dpb quanto costa lo scherzo. Udite udite, il governo nel 2023 guadagnerà 1,6 miliardi. La flessibilità in uscita è infatti più che compensata dal taglio degli adeguamenti all'inflazione degli assegni più alti. Quelli sotto le quattro volte il minimo, nel nome della macelleria sociale, saranno invece rivalutati del 120%

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