Tra Usa e Europa, il crac dei mercati è già costato caro a 200 milioni di persone
La finanziaria, adesso legge di stabilità, è stata approvata seppur sul filo di lana, un anno horribilis sta per lasciarci e si porta dietro, sversandole sul prossimo, svariate incognite, molte della quali ascrivibili alle responsabilità interne, tra le quali spicca il provincialismo diffuso, che alimenta solo costi e inefficienza, e la burocrazia che ingessa il sistema economico da oltre mezzo secolo e lo rende sempre più deprimente per dare corso ad uno sviluppo sensato, sostenibile e diffuso sull'intero perimetro geografico. Mentre per le responsabilità esterne, tra le quali primeggia il conflitto Russia-Ucraina, sia per le conseguenze che può determinare a livello mondiale, sia per i devastanti effetti che produce sulla popolazione inerme la cui unica responsabilità è quella di avere il coraggio di affrontare una situazione cosi drammatica che dovrebbe sconvolgere le menti dei decisori coinvolti.
Ma altre nubi si intensificano sui cieli mondiali. I delicati equilibri geo politici globali si sono rarefatti, le tensioni tra i due maggiori sistemi economici, quello statunitense con quello cinese, sono sempre più evidenti. A pagare le conseguenze di questo complesso deterioramento è e sarà il modus vivendi e operandi dell'Occidente e in particolare delle nazioni di Eurolandia, nei quali la qualità di vita dei suo abitanti rischia rovinosi rallentamenti, il cui sistema finanziario ne ha già pagato un prezzo di rilevante entità nell'anno che si va a chiudere. Un sistema finanziario che condivide la parte speculativa degli operatori professionali, con quella del risparmio gestito degli strumenti regolamentati dei mercati, nel quale si annidano parte non certo secondaria del benessere diffuso e della capacità di spesa in ogni tipo di consumi, in particolar modo di quelli che generano occupazione, cioè il manifatturiero, l'agroalimentare, il distributivo-commerciale. Parimenti e parallelamente la speculazione ha preso il sopravvento generando, essenzialmente in occidente e Stati Uniti, un aumento del costo della vita di una percentuale mai raggiunta da otre quarant'anni.
Un'inflazione che sta fiaccando la tenuta sociale e la rende sempre più permeabile a reazioni avverse, generata in primis dalla speculazione del complesso energetico, che ha trovato solida base nel carrello della spesa, che con il calo della domanda dei prodotti energetici e quindi del loro prezzo, ha assunto condizioni di insostenibilità per la grande maggioranza delle popolazioni europee. Il rientro dell'inflazione a valori attorno al 2% è prevedibile solo alla fine del triennio che sta per iniziare. La politica restrittiva messa in atto dalle banche centrali di Usa ed Euopa, ha appena scalfito l'inflazione, mentre ha generato un sistemico crollo dei mercati finanziari che è oscillato nei maggiori listini tra il 12 e il 20%, con punte del 30 per Nasdaq , il mercato tecnologico che negli ultimi 5 anni aveva scavalcato il Dow Jones per capitalizzazione e interesse. Un crollo che si è ripercosso sulla ricchezza media di quell'enorme numero di risparmiatori individuali che tra Europa e Usa sono oltre 200 milioni. Incrociamo le dita per un 2023 che ci ridia stabilità e fiducia.