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Spoils system? Controcorrente: perché è sbagliato gridare allo scandalo

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Antonio Mastrapasqua
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Il 24 gennaio sarà iniziato da due giorni l'anno del coniglio d'acqua, secondo il calendario cinese per cui il Capodanno è il 22 gennaio. Per l'agenda della politica italiana sarà il giorno dello spoils system. Il "sistema delle spoglie" - ha origine negli Stati Uniti e riguarda quella pratica politica secondo cui il vincitore delle elezioni ha il diritto di nominare un gran numero di funzionari di propria fiducia a capo degli uffici dell'amministrazione pubblica. È stato introdotto in Italia a fine anni '90 con la legge Bassanini e aggiustato con la riforma Frattini nel 2002, e prevede il cambio di alcune figure di vertice dell'amministrazione dopo 90 giorni dall'insediamento del Governo.

 



NEGLI USA
A differenza di quanto avviene negli Usa, però, in Italia non è generalizzato ma viene adottato per nominare solo alcuni ruoli apicali dell'amministrazione, come i capi dipartimento, i segretari generali o comunali. Eppure, è motivo di un periodico tormentone, che in questi giorni è stato alimentato da qualche ruvida dichiarazione del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha invocato il machete contro gli alti burocrati che si sarebbero distinti per la pratica del "no" e della perdita di tempo. Molti politici, non da oggi, scaricano sulla burocrazia molte delle loro colpe. Come ha spesso rammentato Sabino Cassese, la produzione di troppe leggi, spesso scritte male e contraddittorie, hafatto proliferare una "burocrazia difensiva" perché spesso confusa da un'applicazione legislativa incerta ed esposta a rischi civili, penali ed erariali che finiscono per ricadere sull'amministrazione e non sul legislatore. Se il politico fa cattive leggi non dovrebbe lamentarsi di chi si trova nell'imbarazzo di applicarle. La cattiva burocrazia è quasi sempre figlia di cattiva politica. Ma è altrettanto vero che il change management non dovrebbe incutere tanto terrore. Quando una società privata vede cambiare i propri soci, deve prevedere un cambio del cda e dei dirigenti apicali. Non si tratta di lottizzazione, ma di efficientamento in relazione ai programmi e agli obiettivi di chi ha investito in un'azienda. Non si vuole fare un'analogia tra il settore privato e pubblico, ma dovrebbe essere meno scandaloso il fatto che, di fronte al cambiamento d'indirizzo politico ci sia un mutamento dei vertici (nel pubblico come nel privato).




IL MERITO Gridare allo scandalo della lottizzazione è fuoriluogo. Almeno quanto è inopportuno il gioco dello scaricabarile compiuto dai politici contro la burocrazia. Due tic di una democrazia incompiuta, che non tollera il primato della politica o che lo impone anche dove dovrebbe bastare la logica del merito. Perché questo resta il tema fondamentale: è logico cambiare il management (il top management, beninteso) quando si condividono criteri e misurazioni d'efficienza, efficacia e successo.

Nel privato il faro è il profitto, nel pubblico deve prevalere la previsione costituzionale del buon andamento e dell'imparzialità dell'amministrazione. Imparzialità significa neutralità? Forse no. Ma certo introduce un tema di fedeltà all'Istituzione e non alla parte politica di riferimento. Ai fedeli son sempre preferibili i capaci e i meritevoli, a condizione che le capacità siano dedicate all'Amministrazione, alla cosa pubblica, allo Stato e alle Istituzioni, a prescindere da chi vince le elezioni, ma col rispetto di chi, conquistando il consenso, si trova nelle condizioni di provare a realizzare i programmi per cui è stato scelto. 

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