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Il denaro non è più un tabù. Perché investire dà sicurezza

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Manuela Donghi
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Il miglior modo per superare le paure è affrontarle. Non avete sbagliato rubrica e non affronteremo temi psicologici, semplicemente abbiamo preso in prestito un inizio che ci aiuta ad affrontare i punti della settimana. Perché la finanza fa paura? Numeri, conti e soldi incutono spesso timore, e in generale, l’economia e la finanza continuano a restare ai margini dei temi più trattati quasi fossero un fastidioso contorno, nonostante i soldi piacciano a tutti. C’è ancora una sorta di tabù: il denaro mette ansia e non solo quando non c’è. La maggior parte delle sensazioni che si provano, è legata alla poca dimestichezza con la gestione delle finanze. Questo tabù esiste per lo più nei Paesi latini, che si portano appresso la cultura medievale del denaro come “sterco del diavolo”, quindi associato al male, nonostante i profondi mutamenti sociali iniziati nel XII secolo che hanno modificato il giudizio morale negativo.
 

 

NIENTE PAURA
Eppure anche un certo retaggio culturale, probabilmente, non ci consente oggi di affrontare liberamente il tema. Ma perché la finanza spaventa? Perché si pensa che solo chi la mastica già o chi ci lavora, riesca e possa approcciarsi a lei. Ci sono degli errori di valutazione che è bene andare a eliminare perché costituiscono proprio il “peccato originale”. Uno dei più grossolani, un vero e proprio luogo comune, è considerare l’investimento qualcosa di esclusivo, riferito solo a chi opera in Borsa, a chi ha un importante patrimonio, insomma a chi può permetterselo. Se cerchiamo il suo significato troviamo: “impiego di una somma di denaro in un’impresa o nell’acquisto di valori o beni durevoli”, o anche “trasformazione di risparmio in capitale”, o ancora “atto o iniziativa da cui ci si aspetta un vantaggio futuro”. Eccoci: ci rendiamo conto che quando si parla di investimento, intendiamo tutto. Voglio mettere al sicuro i miei soldi e compro una casa per aver profitto; voglio evitare di lasciare troppa liquidità sul conto corrente e acquisto beni preziosi come oro, opere d’arte, orologi; voglio cercare di guardare al futuro serenamente e, quindi, attivo un piano di risparmio o un fondo pensione.


IL VAR
Il segreto dell’approccio agli investimenti si nasconde proprio qui: in base alla somma di denaro che abbiamo a disposizione, penserò a come fare. La paura di perdere è uno dei fattori principali che ci frena, e quando si parla di investimenti è fondamentale essere capaci di quantificare il rischio. Esiste una relazionequella tra rischio e rendimento - che si basa sul concetto che maggiore è il rischio di perdita del capitale, più elevata è la rendita che si può ottenere. Inseriamo ora qualcosa di più specifico nel nostro glossario finanziario. Un acronimo: Var. In inglese value at risk, in italiano “valore a rischio”: è una delle misure più usate per valutare il livello di rischio degli investimenti finanziari, e quantifica la probabilità di avere perdite su un’attività in un futuro prossimo. Un giorno, una settimana, un mese, ma anche su scadenze più lunghe. Il Var ci dice quanto potremmo perdere a seconda dell’investimento da fare, tenendo conto dell’orizzonte temporale, il periodo per cui ci serve calcolare la perdita, e il livello di confidenza statistica, la probabilità che si manifesti una perdita superiore a quella indicata. Investire fa paura perché nessuno può garantire un rendimento, e chi promette un investimento sicuro al 100% mente, quindi ricordiamo che il Var è un indice statistico che non dà certezze assolute, ma solo la migliore approssimazione.

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