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Giornali "fascisti"? Ecco la triste assemblea di Articolo 21

Alessandro Gonzato
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Compagni, che ridere! Altro che mobilitazione anti-fascista: la proiezione della Corrazzata Potëmkin avrebbe riscosso maggior successo. Si sono collegati in sei, nel momento di picco, all’assemblea di “Articolo 21” convocata ieri mattina d’urgenza via Facebook per denunciare «l’internazionale nera»- gli organizzatori l’hanno definita così- di giornalisti e politici non allineati al pensiero “democratico”. Mattatori dell’assise, agonia cominciata alle 8.30 della vigilia di Ferragosto e terminata dopo un’ora di audio e video a singhiozzo, sono stati il coordinatore emiliano-romagnolo di “Articolo 21” Loris Mazzetti, il presidente dell’Associazione vittime della strage di Bologna Paolo Bolognesi, e il giornalista Giuseppe Giulietti, il quale nei giorni scorsi aveva invocato l’adunata al grido di «Fascisti erano, fascisti restano», «continueremo a contrastarli senza incertezza alcuna», «Prima Gasparri, poi la Lega, e oggiStorace carica a testa bassa», e Storace ha la colpa di aver riportato su Libero la richiesta di chiarezza del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri il quale ha interrogato l’Usigrai su un presunto ammanco di 100mila euro dalle casse del sindacato dei giornalisti, oltre ad aver chiesto se è vero che un esponente sindacale ha svolto in redazione una serie di mansioni senza averne titolo.

 

 

 

Ma torniamo all’affollata assemblea ferragostana di “Articolo 21”. «Paginata becera di Libero!», hanno tuonato i relatori in apertura. L’articolo 21 che tutela la libertà d’informazione dipende dal colore politico. Libero è becero perché ha sottolineato che i giornalisti “democratici” si stanno mobilitando per dare la caccia ai colleghi di destra in Rai e altrove, e l’analisi è risultata sgradita. Attenzione, il numero di utenti collegati oscilla: dopo 10 minuti sono 3, al minuto 26 quattro, poi scendono a due, e considerando che ci siamo collegati anche noi, ad ascoltare le grida di battaglia c’era una sola anima, probabilmente Daniela Finocchio che scrive due commenti identici: “Michela Murgia”, con un cuore azzurro di fianco. Ecco, la Murgia.

 

 

 

Vietato anche criticare la performance di Roberto Saviano che neppure al funerale dell’amica è riuscito a non mettere nel mirino Libero e gli altri giornalacci di destra. «È stato un attacco pestilenziale!», esclama un’altra relatrice, ma non si riferiva agli attacchi di Saviano, bensì alla stampa non allineata, anche stavolta. I quotidiani che osano mettere in discussione il pensiero rosso vengono definiti «schifosi». A un certo punto non si sente più niente e invece di prendersela con chi ha allestito questa tragicomica riunione parte un’irresistibile battuta: «È la rete nera che si sta muovendo», ma per fermare i quattro amici al bar del 14 agosto non è che serva questo grande boicottaggio. Bordate a Gasparri. Bordate ad Alemanno. Bordate a Storace, dicevamo. «Erano, sono e resteranno fascisti», e si dibatte se sia giusto ospitarli nelle trasmissioni televisive. «In altri momenti», ipotizzano i paladini dell’“Articolo 21”, «non avrebbero avuto questo spazio». Vogliono zittire gli avversari politici e i giornalisti che non se la prendono ogni giorno con Giorgia Meloni. «Fammi ricordare a tutta la nostra comunità...», dice Giulietti, e se ne sentiva il bisogno dato l’affollamento in rete. Per me, la Corrazzata Potëmkin è una c... pazzesca! Fantozzi si guadagnò 90 minuti applausi. 

 

 

 

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