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Bce, rivolta contro Christine Lagarde: "Calcoli errati, come nel 2011"

Attilio Barbieri
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Alzare i tassi o lasciarli dove sono? L’interrogativo che si riproporrà al prossimo consiglio direttivo della Banca centrale europea ha tenuto banco nella riunione del 13 e 14 settembre  scorsi. La pubblicazione dei verbali, diffusi ieri, getta una nuova luce sulla politica monetaria europea. Intanto è emerso che la decisione di alzare il tasso di riferimento di 25 punti base, dal 4,25 al 4,50% è stata assunta a maggioranza. Dunque non all’unanimità. Anzi: mezza Bce, si legge nei verbali, aveva espresso la preferenza per «mantenere i tassi» ai livelli di allora, ritenendo che i dati pervenuti a partire da luglio non giustificassero un ulteriore aumento. I dati resi disponibili da luglio, nel complesso, secondo le colombe, non supportavano l’ulteriore rialzo dei tassi caldeggiato dalla presidente Christine Lagarde: l’economia si era indebolita e si prevedeva che l’inflazione sarebbe comunque tornata intorno al 2% entro il biennio 2023-2024.

Alla base della prudenza delle colombe di Francoforte la considerazione che la composizione dei fattori da cui discende il carovita non siano tutti riconducibili alla stretta monetaria. Alla fine, ha prevalso la prospettiva che «un aumento dei tassi segnalerebbe una forte determinazione da parte della Bce a riportarla all’obiettivo in modo tempestivo». Ma bisogna evitare di ripetere lo storico errore del 2011, quando la crisi dei debiti pubblici costrinse la banca centrale ad una rapida inversione di marcia rispetto alla manovra rialzista che aveva avviato. Nel complesso i componenti del board di Francoforte concordano sul fatto che «l’inflazione rimarrà troppo elevata per troppo tempo».

 


E c’è chi, come il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau, ritiene che il «picco dei prezzi sia ormai stato superato» e che quindi ora la Bce dovrebbe puntare a un «atterraggio morbido» per l’economia della zona euro, fermo restando il fatto che l’inflazione tenda verso l’obiettivo del 2%. Anche Yannis Stournaras, governatore della Banca centrale greca, in un’intervista alla Reuters parla di atterraggio morbido: «È molto presto per dirlo - ha detto in merito all’ipotesi di un taglio dei tassi - c’è molta incertezza, il conflitto in Israele e Palestina peserà, quindi dobbiamo essere molto attenti, dipende molto dai dati. Non dobbiamo reagire in modo eccessivo». Gli fa eco il banchiere centrale del Portogallo Mario Centeno parlando ai microfoni di Class Cnbc: «Gli ultimi dati sull'inflazione sono risultati leggermente inferiori rispetto alle nostre aspettative, il che è molto positivo. Ma siamo preoccupati e seguiamo con attenzione l'andamento dell'economia che secondo le nostre stime nell’Eurozona avrà cinque trimestri di crescita zero». 

 

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