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Buon Natale ai gufi: l'unica crisi in vista è quella della sinistra. Il Paese non si ferma

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Giorgia Meloni

Sandro Iacometti
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Dovessimo dar retta a chi da un anno sta gufando contro il nostro Paese profetizzando sciagure e cataclismi, e non sembra affatto intenzionato a smettere, nei prossimi giorni ci sarebbe ben poco da festeggiare. Ma la verità è che gli italiani, compresi gli irriducibili gufi della sinistra che proprio in queste ore consigliano di indossare l’elmetto per il no al Mes, potranno stappare lo spumante senza troppi pensieri.

Anzi, le cose vanno assai meglio di come sarebbero potute andare, considerate due guerre, una Bce fuori controllo, l’eredità pesante del Superbonus e una congiuntura economica tutt’altro che favorevole. L’Italia, a differenza di Austria, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo e Slovenia ha evitato la recessione e a novembre ha registrato una frenata dell’inflazione allo 0,6%, che è il terzo dato più basso, dopo Belgio e Danimarca, dell’intero Continente, dove il carovita complessivo è al 2,4% (in Germania è al 2,3 e in Francia al 3,9, tanto per avere un’idea). Certo, il nostro Pil nel terzo trimestre si è fermato ad un timido 0,1%, mala crescita acquisita per il 2023 è dello 0,7% e c’è più di un segnale che fa ben sperare per i prossimi mesi.

CONSUMI
Una ventata di ottimismo arriva proprio dal Natale, che secondo le associazioni di categoria, da Cofcommercio a Confesercenti, dovrebbe segnare una robusta ripartenza dei consumi. Dopo due annidi decrescita, la spesa aggregata per i regali quest’anno dovrebbe tornare a salire, attestandosi ad 8 miliardi. Un balzo che si riflette anche nella spesa media procapite, che si attesterà a 186 euro rispetto ai 165 dello scorso anno. Ancora più alte le stime di Confesercenti, secondo cui l’asticella si alzerà fino a 223 euro, con un incremento rispetto allo scorso anno del 13%, che al netto dei rincari sarà del 6%.

Ma non è finita, perché per il cenone di Natale, in base alle previsioni di Confcooperative, gli italiani spenderanno 2,9 miliardi di euro: 400 milioni in più dello scorso anno e 200 milioni più del Natale pre Covid. E pure i dati sul turismo sembrano in forte crescita. Secondo la Cna il movimento di circa 7 milioni di villeggianti nelle festività di Natale e Capodanno, tra il 22 dicembre e il 2 gennaio, produrrà un giro di affari di 18 miliardi di euro.

A spingere i consumi c’è sicuramente il calo sensibile dell’inflazione, che, lo ricordiamo, a dicembre del 2022 era all’11,6%, esattamente 11 punti percentuali in più. Ma una bella mano l’ha data anche la corsa incredibile dell’occupazione. Ad ottobre l’Istat ha registrato un tasso di occupazione del 61,8%, con 23,694 milioni di lavoratori attivi (+455mila rispetto al 2022), di cui 15,7 milioni con contratto a tempo indeterminato. In entrambi i casi si tratta di record assoluti dal 1977, anno in cui sono partite le serie storiche dell’Istituto di statistica. Il che, ovviamente, significa più soldi in tasca alle famiglie. A partire, visto che siamo a Natale, dalle tredicesime, passate complessivamente dai 45,7 miliardi dello scorso anno ai 50 di ora, con un balzo dell’8%.

Un clima positivo che trova conferma anche nelle rilevazioni dell’Istat sulla fiducia. La frenata dell'inflazione, l'arrivo di tredicesime, di qualche rinnovo contrattuale e il generale clima natalizio hanno infatti alimentato non solo quella dei consumatori, ma anche quella delle imprese, che era in calo da quattro mesi.

MERCATI
Vabbè, l’economia reale non sembra in punto di morte. Ma questo ai gufi non basta. La vera bufera, avvertono, arriverà sui mercati finanziari. La manovra senza visione, il cappio di un Patto di stabilità non negoziato a dovere e soprattutto il no al Mes alimenteranno la sfiducia degli investitori e stuzzicheranno l’appetito degli speculatori. Allarmi che abbiamo già sentito qualche mese fa, prima che le quattro principali agenzie di rating internazionali dessero il sostanziale via libera alla legge di bilancio, con tre conferme e addirittura una piccola promozione (sulle prospettive) da parte di Moody’s. 

Le profezie di sventura sono ripartite dopo la mancata ratifica da parte del Parlamento del trattato di riforma sul fondo salva-Stati. Iniziativa di cui i mercati si sono bellamente disinteressati. Venerdì lo spread ha chiuso a 157 punti, cosa che non avveniva dallo scorso giugno, mentre il rendimento dei Btp viaggia a quota 3,5%, ai minimi dall’agosto 2022. Quanto alla Borsa, l’indice FtseMib, continua a stazionare sopra i 30mila punti, ai massimi dal giugno 2008. Cari gufi, buon Natale anche ai voi.

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