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Stellantis, Urso a Tavares: "L'epoca dei sussidi è finita per tutti"

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"L'epoca dei sussidi è finita per tutti". Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha risposto così all’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares che interpellato da Bloomberg aveva criticato il governo che dovrebbe fare di più per proteggere i suoi posti di lavoro nel settore automobilistico anziché attaccare Stellantis per il fatto che produce meno nel nostro Paese. Il ministro chiarisce che "l’ipotesi di dire 'dateci più soldi' non funziona più" spiegando che "questo governo ha una chiara politica industriale, condivisa con il sistema economico e con i sindacati, per incentivare e supportare chi vuole produrre nel nostro Paese". "Queste sono le nostre condizioni e valgono per tutti", ha ribadito Urso chiarendo che entrare nel capitale di Stellantis resta un’ipotesi, "ma è un’altra tipologia di politica industriale". 

Anche perché, fa notare Claudia Voltattorni sul Corriere della Sera, se lo Stato italiano dovesse entrare nel capitale del gruppo con la stessa quota dello Stato francese pari al 6,1%, dovrebbe sborsare alle casse pubbliche circa 4,1 miliardi di euro, e però non avrebbe lo stesso peso del governo francese che nel frattempo ha aumento i diritti di voto in assemblea (pari al 9,6%) e neanche la garanzia di un posto nel board. Forse anche per questo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti all’ipotesi lanciata dal collega Urso replica con una battuta: "Io entrerei in Ferrari". 

Quanto al calo di vendite di auto in Italia da Stellantis, Urso taglia corto: "Il problema non è del governo, ma dell’azienda, che ha evidentemente bisogno di rivedere il marketing". E a poco servono i dati di gennaio che Stellantis ha usato per dimostrare il buon stato di salute del gruppo (il 13,3% in più di immatricolazioni e una crescita dello 0,8% rispetto al gennaio 2023): l' allarme resta. Soprattutto, si legge sul Corriere, per nuovi possibili stop negli stabilimenti italiani, in particolare quelli dell’elettrico, Mirafiori e Pomigliano d’Arco, citate dallo stesso Tavares come le fabbriche più a rischio. Nella prima, dove si producono 500 elettriche e Maserati, gli operai raccontano di stabilimenti vuoti per tre quarti e sono in arrivo tre settimane di cassa integrazione. A Pomigliano invece l’Alfa Romeo Tonale è ferma, quando invece lo stabilimento era ripartito a pieno regime con anche turni di notte per arrivare a 25 mila autovetture prodotte l’anno.

 

 

 

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