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Pensioni all'estero, il paradiso non c'è più: le ragioni del "grande rientro"

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Ignazio Stagno
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Si torna a casa. Anzi, non si parte più. Addio ai souvlaki e ai bicchieri di ouzo (rigorosamente con ghiaccio) e addio anche alle pastel de nata che profumano i vicoli di Lisbona in quell’immenso intreccio di porte e pareti colorate. I pensionati all’estero stanno rientrando dal Portogallo, dopo la decisione del governo locale di sospendere le agevolazioni fiscali. Ma il nostos non è solo dalla Lusitania. No, agli arrivi degli aeroporti ci sono pensionati provenienti da Grecia, Tunisia, Romania, Bulgaria e Cipro. Il grande sogno, numeri alla mano è finito. Come evidenziano i dati Inps del 2023 sui pensionati che hanno deciso di trasferirsi sulle coste dell’Algarve, gli assegni erogati sono calati a circa 3.100. E, a quanto pare, nel corso dello scorso anno c’è stata una contrazione del 30 per cento.

Un trend che conferma quanto rivelato da un recente studio di Itinerari Previdenziali, centro studi che opera in attività di ricerca e informazione proprio nell’ambito dei sistemi di protezione sociale: in valore assoluto, si contano ben 22.400 pensionati residenti all’estero in meno negli ultimi tre anni. Infatti, i pensionati a godersi il sole con assegno pieno e al riparo dalla manina del Fisco sono passati da 296.944 del 2020 a 274.544 del 2022. Un netta inversione di tendenza che si conferma anche nel report Inps-Fondazione Migrantes “L’Italia delle partenze e dei ritorni”: le richieste per incassare l’assegno all’estero sono crollate dalle 6.000 di media degli ultimi quattro anni alle 4.000 del 2022.

COSTI LIEVITATI
Ma che cosa si nasconde dietro la grande ritirata dei pensionati? I motivi sono diversi: intascare un assegno pieno spesso non basta a coprire le spese per vivere all’estero. I costi degli affitti sono lievitati, ma anche quelli delle assicurazioni sanitarie. Poi c’è anche da tenere conto della qualità del sistema sanitario del Paese in cui si sposta la residenza. «L’Italia offre standard più alti rispetto ai Paesi dalla pensione gonfiata», è il ritornello sui gruppi social dei pensionati con la valigia in mano. E la salute, per una certa fascia d’età, diventa un elemento decisivo per scegliere la strada del ritorno in patria. Peraltro, chi torna indietro a quanto pare non consiglia agli altri di partire: «Io l’ho fatto, sono stato qualche anno in Grecia. Poi ho capito che tra casa da pagare e assistenza sanitaria il surplus non era poi così conveniente e ho deciso di tornare nella mia Sicilia», scrive Giovanni in un gruppo di pensionati viaggiatori.

D’altronde, crollano in generale anche le richieste di trasferimento in altri Paesi fuori dal giro delle agevolazioni fiscali: per la Germania si registra un calo del 24,7 per cento, -16, 4 per il Belgio e -5,3 per la Gran Bretagna. Il tonfo più pesante si fa sentire per il Portogallo: -73 per cento tra il 2020 e il 2022. C’è di più. A conti fatti, alcuni pensionati decidono di non partire o di rientrare anche per non perdere gli sgravi tarati sul reddito, come ad esempio la social card. Poi c’è anche un po’ di “nostalghia” che si fa sentire: «L’Italia mi manca e non poco. Sono in Albania, di fronte al mio Paese ma sento il richiamo della mia terra, sono qui da qualche mese ma non credo di resistere a lungo», scrive malinconica un’altra pensionata che ha deciso di partire. Insomma, il mito dell’eldorado dei pensionati comincia a perdere colpi. Anche le mete esotiche hanno fatto registrare un crollo delle partenze. Nel 2022 i trasferimenti verso Cuba sono scesi del 100%, mentre quelli per la Thailandia, la Colombia e la Costa Rica del 27%. Resiste solo la Tunisia. A quanto pare, il flusso verso le coste dorate del Nord Africa che si affacciano sul Mare Nostrum conta almeno 190 partenze ogni anno.

AFFITTI PIÙ ALTI
A fare da spartiacque è stata anche la pandemia. Dopo il Covid, il numero di pensionati in partenza si attesta mediamente sui 3.600 all’anno. Siamo ben lontani dai 5.600 e i 5.700 del biennio 2018-2019. Secondo quanto riportato dall’Inps, a partire sono stranieri che hanno lavorato in Italia e nostri concittadini che cercano di ricongiungersi con i figli espatriati. E in questo quadro le scelte radicali di vita fanno poi i conti con le tasche che, calcolatrice alla mano, mostrano la dura realtà dei fatti. Prendere una casa in affitto a Lisbona o ad Atene costa più che in una città italiana, escludendo Milano e Roma. E così, secondo gli ultimi dati Inps, meno del 3 per cento dei pensionati chiede di spostarsi all’estero. Una percentuale in costante calo. Un fenomeno che ricorda molto anche la sbandata per le vacanze albanesi dell’estate 2023. Video, spot e fantomatici racconti di spiagge a prezzi scontatissimi e di hotel quasi gratis. Salvo poi scoprire che in tanti si lamentavano per la qualità dei servizi offerti in alcune strutture. E con i pensionati la storia si ripete: per anni abbiamo ascoltato racconti onirici su pensionati appoggiati sulle sdraio a bere cocktails su qualche spiaggia sperduta nel Mediterraneo facendo pernacchie all’Italia. Ora scopriamo che forse tra una palma e l’altra c’è anche l’esigenza di curarsi per vivere meglio e più a lungo. Non proprio un dettaglio da poco...

 

 

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