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Apple-Spotify, le ragioni della guerra della musica (e di una multa da 1,8 miliardi)

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Sandro Iacometti
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È partita la missione «Crew 8». Dopo diversi rinvii, ieri mattina la navetta Crew Dragon Endeavour è stata lanciata dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida (Stati Uniti) con un razzo Falcon 9. Porterà sulla Stazione Spaziale Internazionale gli astronauti americani Matthew Dominick, Michael Barratt e Jeanette Epps, e il russo Alexander Grebenkin, per una missione in orbita di sei mesi il cui obiettivo è realizzare circa 200 esperimenti scientifici (Foto Getty) l’istruttoria che ieri ha spinto la Commissione Ue ha mollare una robusta legnata ad Apple che potrebbe cambiare gli equilibri e le sorti dei campioni che si muovono nel settore. È la prima volta che nella guerra dichiarata da Bruxelles allo strapotere delle Big Tech viene sanzionata la casa californiana. E il colpo non è leggero.

La multa per abuso di posizione dominante nello streaming della musica comminata ad Apple è di 1,84 miliardi. Poca roba, direte Avete presente i ragazzi che girano con le cuffiette incollate alle orecchie? Ecco, nella loro testa circolano ogni giorno miliardi e miliardi di fatturato. Già, perché i soldi veri della musica non si fanno con i dischi o con i concerti, ma con le playlist, con lo streaming, con le melodie sfornate incessantemente da telefonini, tablet, assistenti vocali e smartwatch. Ed è su questo terreno che duellano da tempo due dei più agguerriti big del settore. Uno, Apple, che da decenni domina il mercato del digitale in senso lato, dai pc ai cellulari fino agli orologi e agli auricolari.

L’altro, Spotify, anonima app svedese lanciata nel 2008 e rapidamente diventata un colosso mondiale, uno dei pochi unicorni europei (una startup che arriva ad un miliardo di valore senza essere quotata) la società oggi capitalizza quasi 50 miliardi di dollari a Wall Street e controlla quote mostruose della musica in streaming dell’intero globo con 600 milioni di utenti attivi e oltre 230 milioni di abbonati. Ebbene, ad un certo punto il Davide (si fa per dire) delle canzoni on line ha deciso di scagliarsi contro il suo Golia. E le cose non sono andate male. Da un suo esposto nel 2019 è nata infatti voi, per un’azienda che viaggia sui 3 trilioni di capitalizzazione. Ma a giudicare dalla reazione furiosa del gigante di Cupertino e dal crollo a Wall Street delle azioni, lo sgambetto della Ue potrebbe portare guai ben più grossi di quelli quantificati nella sanzione.

L'accusa ad Apple è che abbia applicato «condizioni commerciali sleali», bloccando agli sviluppatori di app di streaming musicale la possibilità di informare gli utenti dell'iPhone e dell'iPad dell'esistenza di servizi alternativi e più economici, comportando così prezzi più alti per i consumatori. «Per un decennio, Apple ha abusato della propria posizione dominante nel mercato dello streaming musicale attraverso l'App Store- ha affermato la vicepresidente della Commissione nonché titolare dell’Antitrust Margrethe Vestager- Lo ha fatto impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell'ecosistema Apple. Questo è illegale». Immediata e durissima la reazione del colosso californiano, che si è scagliato più che altro contro Spotify. La decisione, ha affermato la casa della Mela, «è stata presa nonostante l'incapacità della Commissione di scoprire prove credibili di danni ai consumatori».

«Il principale sostenitore di questa decisione, e il più grande beneficiario, è Spotify», ha aggiunto, denunciando oltre 65 incontri tra esponenti del gruppo di Stoccolma e l'esecutivo comunitario. «Oggi Spotify», ha proseguito il gruppo annunciando un ricorso alla corte di giustizia Ue, «detiene una quota del 56% del mercato europeo dello streaming musicale e non paga nulla ad Apple per i servizi che hanno contribuito a renderlo uno dei marchi più riconoscibili al mondo. Ma la gratuità non è sufficiente per Spotify. Vogliono anche riscrivere le regole dell'App Store, in un modo che li avvantaggi ancora di più». L'arrivo della maxi sanzione era ampiamente atteso, ma alla fine è quasi quattro volte il previsto anche se l'importo corrisponde solo allo 0,5% dei ricavi globali del gruppo. Per la prima volta, però, la cifra della multa è stata decisa in modo forfettario, ampiamente superiore ai 40 milioni di base da cui sarebbe dovuta partire.

La Commissione ha spiegato di aver stabilito l'importo considerando la forza finanziaria del gruppo e di voler puntare in questo modo a una forte deterrenza dei comportamenti anticoncorrenziali. L'importo base «sarebbe stato come una multa per il parcheggio», ha detto Vestager. L'Ue ha ordinato ad Apple di rimuovere quanto prima ciò che impedisce a Spotify e agli altri servizi di streaming musicale di mostrare agli utenti altre opzioni di pagamento al di fuori dell'App Store. Mentre Vestager ha sottolineato che Bruxelles sta anche considerando se l'azienda sia conforme alla nuova legge sul mercato digitale, la Digital market act (Dma), che sarà pienamente applicata dal 7 marzo e dovrebbe comunque prevedere dei cambiamenti. Apple ha risposto che è pronta a conformarsi alla Dma, il che «include anche modifiche alle regole contestate». Insomma, la guerra della musica (e non solo) è appena iniziata. 

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