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Bicicletta italiana contagiata dal Covid: crollo delle vendite, ecco cosa c'è dietro

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Tommaso Lorenzini
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Mentre l’appassionato italiano di ciclismo è in attesa di un nuovo campione che tornerà a farlo sognare sulle strade delle grandi corse, la bicicletta italiana è in frenata. Il rapporto pubblicato ieri dall’Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) rivela che nel 2023 la produzione ha subito un crollo in doppia cifra (-28%), registrando -29% sulle bici tradizionali, -23% per le ebike. Siamo al di sotto dei due milioni di pezzi costruiti (1.975.000, 700mila in meno dell’anno precedente): l’ultima volta (1,6 milioni) era accaduto nel 1975, all’indomani dell’austerity, in un singolare parallelismo con il periodo Covid, quando, come negli Anni ’70 durante la crisi energetica, il Paese ha riscoperto le due ruote per muoversi (seppure per esigenze totalmente diverse). Giù anche le vendite (-23%): la bicicletta muscolare si ferma a 1.090.000 di pezzi venduti (-24%), le ebike 273.000 (-19%). In soldoni, malgrado nel 2023 il volume d’affari non vada oltre a 2,6 miliardi di euro (erano 3,2 miliardi nel 2022), fa segnare invece un solido +24% sempre nel confronto con il 2019, epoca pre-pandemia.

FENOMENO CHIARO
Il fenomeno era già palese: prima la grande richiesta spinta anche dai relativi incentivi statali; poi la contrazione. Gli esperti rilevano come il settore stia scontando anche strategie errate di programmazione, a partire dalla sovrapproduzione 2020-21 e dalle scelte di riempire i magazzini (non riuscendo però a smaltire), immaginando che il mercato odierno sia lo stesso del 2020: invece, dal primo calo del 2022, ha iniziato a esaurirsi l’onda lunga della “bolla pandemica” e oggi le aziende fanno i conti con incentivi all’acquisto tagliati, difficoltà di approvvigionamento dei materiali, eccessiva offerta e domanda in crisi. Tanto che Ancma, con lo slogan “Ora pedala”, lancia una campagna di sensibilizzazione in collaborazione col Ministero del Made in Italiy e gli operatori di settore per rilanciare comunicazione e strategie dei costruttori. I quali, fino 30 aprile, potranno aderire e mettere in campo promozioni, sconti e incentivi privati presso le rispettive reti di vendita. «È un importante segnale di positività», spiega il presidente di Ancma, Mariano Roman.

 

 

Nei giorni scorsi, il Sole 24Ore ha dedicato un approfondimento alla materia raccogliendo le testimonianze di alcuni protagonisti. Massimo Panzeri, Ceo di Atala, spiega al giornale di Confindustria che «il nostro budget era 85 milioni ma chiudendo l’anno a quota 70, in linea con il 2022, devo dire che ci è andata bene», mentre Enrico Gianotti di F.lli Masciaghi, 70mila bici prodotte all’anno, avverte che «quasi certamente il trend di debolezza proseguirà nel 2024 e se il nostro calo è stato contenuto al 20% lo dobbiamo al fatto che di cancellazioni rilevanti non ne abbiamo avute. Restiamo ottimisti, continuiamo ad assemblare tutto qui e puntiamo sulla qualità».

E proprio sulla qualità, peculiarità riconosciuta al made in Italy (250 imprese, oltre 20mila addetti), si gioca una partita importante. Se, oltre alla produzione, anche l’export lamenta un calo del 18% (mala bilancia del settore ciclo segna comunque +21 milioni), va rilevato come la fascia di alta gamma, quella che gode della vetrina sportiva grazie a marchi come Colnago, Bianchi, Wilier, Pinarello e altri, sta tenendo (vale circa il 10% del comparto). Colnago ha avuto un 2023 record, trascinata anche dalle vittorie dello sloveno Pogacar: 56 milioni di fatturato (+33% rispetto al 2022), con un export salito al 72% del business. Pinarello (sponsor tecnico della Nazionale fino a Parigi 2024 e bici del record dell’ora di Filippo Ganna, 56,792 km) è stata rilevata da pochi mesi dal magnate sudafricano Glasenberg (ha preso l’80%) che ha subito immesso capitali freschi.

 

 

FLOP ALL’ESTERO
E se realtà consolidate come la vicentina Campagnolo si difendono nonostante la pandemia (al 31 maggio 2023 il fatturato era 117,971 milioni di euro, -15% rispetto al 2022, ma depositando comunque ben 62 brevetti internazionali), il panorama mondiale appare in difficoltà. La Germania è a -36%, la svizzera BMC nell’autunno 2023 ha ridotto il personale e presentato domanda di cassaintegrazione, con il Ceo David Zurcher a lanciare un allarme al settore: «Diamoci da fare fare per uscire da questo modello obsoleto di business». Inoltre, il colosso giapponese Shimano segna un -25% di vendite rispetto al 2022, soffrono anche i competitor taiwanesi Giant (-16%) e Merida (-26%), anche a causa della crescita dei prezzi (dovuta alla scarsità di materiali per telai e componentistica). Una bolla, tant’è vero che nelle ultime settimane stanno comparendo diffusi sconti su bici e accessori. Forse sta arrivando il momento per “comprare”...

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