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Stellantis, le mosse del governo per stanare John Elkann

Sandro Iacometti
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La resa dei conti. Forse. Dopo i messaggi dolci lanciati dal capo Carlos Tavares nelle sue interviste e quelli amarissimi arrivati dai principali impianti del gruppo in Italia con la programmazione di circa 3.500 uscite, conditi dall’annuncio della fase due della produzione in Algeria, che diventerà il polo dei marchi Fiat in Africa, oggi riparte il confronto con il governo. Non un tavolo complessivo per inchiodare Stellantis alle sue responsabilità, almeno in termini di chiarezza e trasparenza sulle scelte future, ma un confronto parcellizzato, fabbrica per fabbrica. Il che da una parte dovrebbe consentire ad esecutivo, sindacati e istituzioni locali di scendere nei dettagli, evitando che la polvere venga nascosta sotto il tappeto delle grandi strategie nazionali, ma dall’altra rischia di lasciare al gruppo i margini di manovra per vincere la guerra anche perdendo qualche battaglia.

La partenza non è delle migliori. Al primo tavolo previsto per oggi, quello sull’impianto di Melfi, Stellantis non si presenterà. Ci sono le elezioni alle porte e «la policy aziendale» vieta «gli incontri nel periodo di campagna elettorale». Insomma, vertice inutile.

 

 

Più concreto, e determinante, dovrebbe essere l’incontro previsto per domani, dedicato a Mirafiori, l’impianto torinese simbolo della Fiat degli Agnelli-Elkann che Stellantis, al di là degli annunci relativi a non meglio precisati progetti alternativi, sta progressivamente deindustrializzando, riducendo la pianta organica e i modelli in produzione. Per scaldare i muscoli e presentarsi preparati all’appuntamento oggi a Torino ci sarà un incontro con i sindacati e le associazioni datoriali promosso dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dal sindaco Stefano Lo Russo.

SOLDI E RICATTI - Il 5 aprile il confronto al ministero riguarderà Atessa, lo stabilimento abruzzese dove si fabbricano i veicoli commerciali di Stellantis, mentre nelle settimane successive toccherà a Cassino, Pomigliano, Modena e Termoli. A prescindere dalle specificità di ogni vertice, il filo conduttore sarà sempre lo stesso.

Da una parte il ricatto di Stellantis, che lega l’obiettivo di riportare la produzione in Italia ad almeno un milione di veicoli alle risorse che il governo è disposto a spendere. Dall’altra le minacce del governo di legare gli incentivi alla permanenza degli impianti in Italia e di lavorare per portare qui un’altra casa automobilistica.

Entrambe le ipotesi sono sul piatto. Per adesso, però, il nuovo pacchetto di incentivi da 950 milioni (ecobonus fino a 13.500) che ha già ricevuto il via libera del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non prevede vincoli. Quanto ad un concorrente per Stellantis, ci sono trattative in corso, ma sembrano limitate ai camion elettrici di Tesla e ad alcuni produttori cinesi che difficilmente potranno sbarcare in Italia mentre la Ue, sostenuta dallo stesso governo, studia il modo per frenare la concorrenza sleale del Dragone.

 

 

Uno scenario complicato in cui si inseriscono anche le difficoltà che Stellantis inizia a registrare in altri Paesi. Le immatricolazioni a marzo in Francia sono state 180.024, in calo dell'1,47% rispetto allo stesso mese del 2023.

FLOP IN FRANCIA - Tenendo conto che il mese ha avuto due giorni lavorativi in meno rispetto a un anno fa, «siamo più o meno allo stesso livello dell'anno scorso», ha commentato Francois Roudier di Pfa, che riunisce le case automobilistiche francesi e le società della componentistica. Ma il calo, il primo tendenziale dal 2021, secondo Roudier, è dovuto in particolare a Stellantis (-8,78%), che comprende i due marchi di punta sul mercato francese Peugeot (-12,93%) e Citroën (-17,73%). 

La quota di mercato di Stellantis a marzo si è fermata al 29%, in calo di oltre due punti rispetto allo stesso mese del 2023. Dato tutto da analizzare, visto che nel trimestre il gruppo ha fatto bene. Così come sarà da analizzare quello relativo al mercato italiano, previsto per oggi, dopo un febbraio in cui Stellantis ha corso più degli altri.

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