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Stellantis, bufera su Tavares: guadagna quanto 1000 operai

Sandro Iacometti
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Maxi stipendi per i manager e superdividendi per gli azionisti, cassa integrazione per i lavoratori. È questa la sintesi, un po’ indigesta, della giornata di Stellantis, a 24 dalla imbarazzante retromarcia sul nome del nuovo suv Alfa Romeo prodotto in Polonia, furbescamente cambiato da “Milano” in “Junior” per evitare polemiche ed eventuali rilievi legali sull’italianità del modello. Da una parte, ad Amsterdam, c’è l’assemblea dei soci, che con il 30% dei voti contrari (ma tanto in base alle leggi olandesi un verdetto contrario non avrebbe avuto alcun effetto) approva le politiche retributive dei vertici, a partire dai 23,5 milioni (che possono diventare 36) per il ceo Carlos Tavares e i 4,8 per il presidente John Elkann a scendere, e i 4,7 miliardi di dividendo sulle azioni ordinarie.

Dall’altra, a Mirafiori, arriva l’ennesimo stop completo della produzione per due settimane, che riguarderà oltre 2mila lavoratori delle linee della 500 elettrica e della Maserati. Ossimori, contraddizioni? Manco a parlarne. Nella voce con cui John Elkann, nipote dell’avvocato Gianni Agnelli che ha reso grande, e importante per il Paese, la Fiat, non c’è un velo di imbarazzo. «"Possiamo essere orgogliosi di ciò che abbiamo raggiunto dalla nascita di Stellantis solo tre anni fa, c'è sempre qualcosa in più da fare. E abbiamo la passione, la mentalità e l'energia positiva per fare ancora meglio per la società in cui operiamo», ha detto il presidente di Stellantis all'assemblea, aggiungendo che «I nostri tre Paesi fondatori - Francia, Italia e Stati Uniti - giocheranno un ruolo importante nel processo di adattamento e trasformazione in un'azienda tecnologica di mobilità sostenibile con i loro patrimoni unici di competenze, abilità manifatturiera e passione per la qualità dei prodotti». La produzione sta andando a picco, i lavoratori in Italia diminuiscono e gli ammortizzatori sociali dilagano? Quisquilie per il blasonato Elkann, secondo cui Stellantis rimarrà «in una posizione vincente mentre continueremo a creare il futuro della mobilità, festeggiando nel 2024 anniversari importanti, come i 125 anni da quando sia Fiat che Opel hanno costruito le loro prime auto». Massì, festeggiamo. E al brindisi si unisce anche Tavares. «Il 2024 sarà un altro anno fantastico», esordisce il manager, spiegando che sì, «continuerà a essere un anno di sfide, con alcuni elementi positivi e alcuni venti contrari, per esempio il costo della forza lavoro, l'inflazione, l'impatto dell'elettrificazione». Ma, prosegue, «continueremo a fare quello che sappiamo fare meglio, produrre buoni risultati». Mentre ad Amsterdam fanno festa, però, a Torino monta la rabbia. «Siamo in una economia di mercato e gli azionisti possono decidere di aumentare i lauti compensi dell'ad di Stellantis e distribuire dividendi, ma come sindacato ribadiamo che la priorità oggi sono gli investimenti negli stabilimenti non i compensi.

 

 

Anche così si pratica la responsabilità sociale verso i lavoratori e il Paese», parte il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano. «Lo stipendio annuale di Tavares vale il salario di mille lavoratori di Mirafiori. L'assemblea di Stellantis ha approvato il compenso dell'amministratore delegato che è di 23,5 milioni di euro a fronte dei 14,9 del 2022, con un incremento che supera il 55%. Mentre a Mirafiori è stato comunicato l'aumento dell'utilizzo della cassa integrazione per le lavoratrici e i lavoratori, che continuano a pagare le conseguenze di scelte sbagliate e di assenza di politiche industriali nel nostro Paese. In tutti gli altri stabilimenti, infatti, la situazione e soprattutto la prospettiva non sono certamente migliori», prosegue il segretario nazionale Fiom-Cgil, Samuele Lodi. Mentre il segretario generale della Uilm Torino, Luigi Paone, fa nota che «serve un nuovo modello per Mirafiori, altrimenti il futuro dello stabilimento sarà segnato». Per il resto, al di là delle polemiche delle opposizioni, che invece di scagliarsi contro il gioco delle tre carte di Stellantis, hanno preferito prendersela con il ministro Adolfo Urso che si è detto soddisfatto del cambio di nome dell’Alfa polacca, considerandolo un segnale di disponibilità, c’è da segnalare che neanche il mercato ha festeggiato più di tanto le ultime capriole della casa automobilistica. In una giornata andata male un po’ per tutti, con Piazza Affari scesa dell’1,65%, Stellantis ha infatti lasciato sul terreno il 2,98%. 

 

 

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