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Lilli Gruber e la trappola del web a luci rosse: quali sono le conseguenze

Ginevra Leganza
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Il tema, che certo è un tema morale, nulla c’entra col moralismo. Ricco di dati, storie, interviste, Non farti fottere di Lilli Gruber, edito da Rizzoli, è un libro contro il porno, sì. Ma, soprattutto, è un libro in favore dell’eros. L’indagine si apre infatti con James Graham Ballard. E per la precisione con una frase che dovremmo tenere a mente ogni qualvolta - vuoi per accidia, vuoi per mancanza di fantasia - disattiviamo l’immaginazione e attiviamo la navigazione (in incognito, va da sé). «Un diffuso apprezzamento per la pornografia», scrive Ballard, «è il modo che la natura usa per avvertirci che siamo a rischio estinzione». 

I DETTAGLI Ed ecco. Il porno è una luce che inganna. Che illumina il desiderio, lo acceca e poi lo spegne, condannandoci all’estinzione. Un po’ come le luci alle porte del tunnel (tesi della quale, da sempre, siamo convinti). Ma fintanto che questa luce era diradata come negli anni Settanta (quando l’anchorwoman - allora sedicenne - andava in vacanza a Londra e scopriva i primissimi filmini in VHS), non c’era granché di cui preoccuparsi. Il porno lo si doveva cercare, immaginare, era difficile. Oltretutto, come racconta il maestro Mario Salieri, fra gli Ottanta e i Lilli Gruber Novanta erano i dettagli erotici a prevalere. Dettagli poetici ben più importanti dei corpi duri e puri. Ed era quindi «un tipo di produzione legata [...] alla narrazione, nel tentativo di offrire allo spettatore delle emozioni erotiche prima che pornografiche». Insomma, come al solito, erano altri tempi. Se vogliamo tempi di porno onirico. E perciò legato più all’eros che alla sessualità (parola che non a caso usiamo dagli anni Ottanta e che viene dritta-dritta dalla zoologia, e cioè dalle bestie).

 


MILF, LESBISMI E BABYGANG C’era ben poco di cui preoccuparsi, allora, se una teenager come Dietliende (detta Lilli) s’imbatteva in un film come Dracula o Concetta Licata. Anche perché, al di là del contenuto sofisticato, le orge in VHS erano comunque un fatto di scarsa opportunità. Non certo come oggi. Oggi dove tutto è “Pornocrazia”, dice Gruber. Oggi che è l’èra del “porno in tasca” con gli adolescenti che - fra milf lesbismi e gangbang neppure hanno il tempo d’incuriosirsi dell’eros. E cioè di quel sesso tanto particolare che fanno gli uomini e le donne e che è precluso agli animali o alle piante - ai quali, tuttavia, a forza di Pornhub si rischia d’assomigliare (Gruber parla appunto degli stupri di gruppo animaleschi e poi, per un altro verso, dell’assuefazione al porno che ci avvicina ai vegetali). Sicché sono i giovani e i giovanissimi il punto di caduta di tutta l’indagine. Non i grandicelli scafati, ma quelli che – nati nel segno del porno – l’eros rischiano di non conoscerlo proprio mai. Vaghe speculazioni? Pare di no se l’età media d’accesso ai siti, oggi, è di dodici anni, senza considerare che il porno rappresenta il 30 per cento del traffico online. Al punto che stupisce e non stupisce il fenomeno della chirurgia estetica raccontato nel libro dalla ginecologa Alessandra Graziottin (la vaginoplastica che “somiglia in modo inquietante alla mutilazione genitale”).

 

 

FILOSOFI E NEOLIBERTINI Ebbene, a fronte della moria dei piaceri, Gruber propende per la soluzione liberal dell’educazione sentimentale e del porno a pagamento...Mah. Chissà. Noi, che certo non vogliamo una vita anerotica, siamo tuttavia più pessimisti. Ritenendo che il mondo faccia il suo corso; che l’eros un po’ come il dio - accechi chi vuole perdere; e che l’amore - un po’ come la virtù- non sia così facile da insegnare. Quale che sia la strada - se c’è - si capisce che il porno è un tema di questi tempi. Forse persino il grande tema della modernità attorno al quale dovrebbero cimentarsi filosofi e neolibertini. «Non farti fottere» è la miniera da cui attingere. Un libro irresistibile sin dal titolo, ché se solo l’avesse scritto un altro avremmo detto: orrore! E invece no. Non farti fottere è un libro talmente ricco che si concede il lusso della sconcezza. Si permette il vezzo della parolaccia e licenza di chi può. Ed ecco. Dietlinde può.

 

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