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Salumi e formaggi, la vendetta della Cina: come hanno iniziato a colpirci

Attilio Barbieri
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Non si è fatta attendere la risposta cinese ai dazi europei sull’auto. Ieri il governo comunista di Pechino, dopo aver sparato a zero sulla dichiarazione finale del G7 di Borgo Egnazia («piena di arroganza, pregiudizio e menzogne») ha annunciato l’avvio di una indagine antidumping su salumi e insaccati di suino importati dall’Europa. Lo riferisce il ministero del Commercio cinese in una nota, secondo cui Bruxelles ha 20 giorni di tempo per presentare «considerazioni» sulla vicenda. La mossa è vista chiaramente dagli analisti come una ritorsione ai dazi provvisori annunciati da Bruxelles sull’import di veicoli elettrici made in China, finiti sotto la lente per le sovvenzioni statali che ricevono in patria.

Il ministero del Commercio cinese fa sapere di avere aperto un’indagine antidumping «sulle importazioni di carne di maiale e sui relativi derivati provenienti dall’Unione europea», in risposta a una richiesta «formalmente presentata dall’Associazione cinese per la zootecnia. In base alle prove raccolte, la produzione totale di carne suina e relativi sottoprodotti soddisfa il ricorso alle disposizioni delle norme antidumping della Repubblica popolare», dice il dicastero del Commercio, «ed è in linea con le norme del Wto».

 

 

 

L’indagine arriva dopo le crescenti tensioni commerciali tra Pechino e Bruxelles, che la settimana scorsa ha annunciato l’imposizione di dazi provvisori aggiuntivi fino al 38,1% sulle importazioni di auto elettriche cinesi a partire dal prossimo mese di luglio, dopo una lunga indagine antisovvenzioni. L’industria automobilistica dell’ex Celeste impero è alle prese con una forte sovrapproduzione. Gli aiuti di Stato hanno consentito di mettere in produzione diversi modelli di vetture a batteria, ma il mercato interno, ingessato da una crisi strisciante partita dall’immobiliare, ha l’esigenza di esportare la maggior parte delle vetture che escono dalle linee di montaggio.

Naturalmente Pechino, già scottata per il naufragio definitivo della Via della Seta, aveva avvertito che i dazi «danneggerebbero gli interessi dell’Europa» e ha condannato il «protezionismo» del blocco europeo. Prima della decisione, i media statali di Pechino- tutti controllati dal Partito comunista - avevano intensificato le minacce secondo cui il Dragone avrebbe potuto prendere di mira le esportazioni della Ue, compresi salumi e prodotti lattiero-caseari. La Cina aveva già avviato un’indagine antidumping a gennaio sui distillati made in Ue, con una mossa rivolta ad aumentare la pressione su Francia e Italia, accusate da Pechino di aver spinto per l’indagine della Commissione europea sui veicoli elettrici.

 

 

 

Il quotidiano Global Times, sostenuto dallo Stato cinese, aveva riferito per primo alla fine del mese scorso che gli allevatori cinesi avevano intenzione di chiedere alle autorità di aprire un’indagine antidumping su alcuni prodotti europei a base di carne suina. E l’8 giugno, lo stesso quotidiano ha pubblicato una seconda notizia in cui si chiedeva alle autorità di indagare sulle importazioni europee di prodotti lattiero-caseari. Dunque è molto probabile che Pechino apra una ulteriore procedura per imporre tariffe doganali anche sui formaggi. I Paesi più colpiti sono Italia e Spagna per i salumi, mentre i dazi sul lattiero caseario danneggerebbero noi, i francesi e i tedeschi che nella Ue sono i primi esportatori di formaggi. La guerra commerciale con la Cina è soltanto all’inizio.

 

 

 

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