È durata poco meno di vent’anni «il grande luna park del cibo per adulti» targato Oscar Farinetti che, da imprenditore illuminato e fondatore di Eataly con il passare degli anni s’è trasformato in un “Re Mida al contrario”. Tanto che negli ultimi anni si contano più fallimenti che progetti che hanno ottenuto successo. Nel 2007 a Torino, parte l’avventura di Eataly che nasce come ristorante e negozio insieme dove si può infatti mangiare, bere ma anche acquistare l’eccellenza agroalimentare del Made in Italy. È l’inizio di un’avventura imprenditoriale che porterà Farinetti ad aprire Eataly in alcune delle più importanti città italiane. Per poi allargare l’orizzonte all’estero con una particolare attenzione agli Stati Uniti. Tra i progetti falliti c’è, però, da ricordare Fico a Bologna e Green Pea, di nuovo a Torino, che raccontano non stia andando benissimo.
L’ultimo crac è invece quello di Eataly Verona che, a meno di tre anni dall’inaugurazione, giorni fa ha annunciato la chiusura del punto vendita situato nell’ex Stazione Frigorifera degli ex Magazzini Generali, nel cuore della ZAI storica. La decisione è stata confermata pure dallo stesso gruppo fondato da Farinetti e oggi controllato dal fondo Investindustrial guidato da Andrea Bonomi che ha già avviato incontri con le rappresentanze sindacali per valutare misure a tutela dei 33 dipendenti a tempo indeterminato.
Nonostante l’ambizioso progetto realizzato ad hoc per la città scaligera, fin da subito lo store è partito male registrando un’affluenza di clienti inferiore alle aspettative. Prezzi troppo elevati e una proposta culturale che non è mai riuscita ad intercettare il grande pubblico, cosa che con il passare del tempo ha contribuito al risultato negativo dell’intero punto vendita. Che ora sta per abbassare le serrande per perdite operative. Si parla di un buco di 4,5 milioni. Solo i locali di ristorazione sembravano funzionare, ma- alla lunga - non sono riusciti a sostenere l’intero investimento.
Inaugurato a fine 2022, Eataly Verona era partito con un investimento significativo: circa 60 milioni di euro destinati al restauro dell’edificio storico datato 1930, noto come la ghiacciaia. Il progetto, curato dall’architetto Mario Botta e finanziato dalla Fondazione Cariverona, puntava a tenere insieme enogastronomia e cultura, con spazi per la ristorazione, vendita di prodotti tipici il tutto condito da una serie di eventi culturali. La decisione di chiudere lo store si inserisce in un piano di sviluppo e razionalizzazione che quest’anno dovrebbe portare a 15 nuove aperture dei supermercati gourmet Eataly sul territorio nazionale e all’estero. Ricordiamo che su Eataly, nel 2022, la famiglia Farinetti particolarmente indebitata decise di fare un passo indietro scendendo dal 58,1 al 22% del capitale, per far posto appunto ad Investindustrial della famiglia Bonomi che adesso detiene il 52% del capitale sociale.
Da allora le cose, pian piano, si stanno mettendo meglio visto che Eataly ha archiviato l’esercizio 2024 con ricavi consolidati per 684 milioni (+4,3%), un ebitda di 53,3 milioni (+29,7%) e un’incidenza sul fatturato salita dal 6,2 al 7,8 per cento. Inolte l’utile operativo è cresciuto negli ultimi 12 mesi di 14,6 milioni mentre il risultato netto è rimasto in rosso per 13,4 milioni, ma più che dimezzato rispetto agli ultimi mesi. Infine, sempre lo scorso anno Eataly ha investito 51 milioni di euro a supporto di nuove aperture, ristrutturazioni e ammodernamenti dei punti vendita.