Non nella Capitale, ma a Bologna, capoluogo dell'Emilia Romagna, una delle regioni simbolo della manifattura italiana, la seconda per importanza in Europa alle spalle di quella tedesca. Oggi qui, sotto le Due Torri, si svolgerà l’assemblea annuale di Confindustria.
Una vera novità per i vertici di Viale dell’Astronomia. Il motivo della scelta lo spiega direttamente il presidente degli industriali italiani, Emanuele Orsini: «Si tratta di una decisione voluta proprio per dimostrare che siamo su tutti i territori».
Un segnale importante quello lanciato da Orsini che mostra quanto il mondo confindustriale sia articolato e capillare e che ha voglia di avvicinarsi sempre di più al tessuto produttivo del Paese». Stamane, oltre al gotha dell’industria nazionale, all’importante assise parteciperanno il premier, Giorgia Meloni, e anche la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola.
La loro presenza «sarà una buona occasione per riportare le nostre esigenze al centro dell’Agenda nazionale ed europea» ha sottolineato il numero uno di Confindustria, Orsini. Il primo tema che sarà affrontato nell’assemblea sarà, manco a dirlo, quello dei dazi. Un dossier ritornato in voga e particolarmente attenzionato dai mercati mondiali vista la politica commerciale portata avanti dal nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump.
Un argomento particolarmente delicato per le aziende italiane, storicamente orientate all’export, a partire dagli Stati Uniti, che rappresentano uno dei principali mercati di sbocco dei prodotti nostrani. Non a caso Orsini ha provato ancora una volta a “predicar prudenza”, ricordando che negli States «noi esportiamo 65 miliardi di prodotti con un saldo positivo di circa 39 miliardi» e invitando a «reagire con calma perchè il rischio è che continuiamo a bruciare miliardi in Borsa. Mi auguro che, come più volte ho detto, si corra velocemente a un negoziato» ha aggiunto il numero uno di Viale dell’Astronomia.
Una posizione del tutto simile a quella assunta dal governo che con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha assicurato: «Lavoriamo, bisogna avere pazienza, essere certosini e determinati. Dobbiamo assolutamente arrivare a un accordo, impedire qualsiasi guerra commerciale. L’intento è dazi zero per zero, per un mutuo vantaggio». Questa mattina fra i temi dirimenti si discuterà pure di Difesa, di energia e di “Big Tech”: tre priorità al centro della politica della Confindustria targata Orsini.
«La prima delle nostre esigenze» ha precisato il presidente degli industriali, «è negoziare in modo veloce su alcune linee, la prima delle quali è la Difesa, perchè è ovvio che se venisse a mancare l’ombrello della difesa da parte degli Usa sarebbe un problema». L’altro dossier sul tavolo è quello dell’energia, «anche in questo caso serve negoziare con gli States» ha aggiunto Orsini. Del resto, proprio sui costi dell’energia il numero uno di Confindustria, da tempo, invita il governo a trovare una rapida soluzione. «Bisogna smettere di far polemica, serve invece lavorare tutti insieme, costruttori, produttori e governo, per trovare una misura che faccia bene alle imprese e all’intero Paese». Tra le proposte degli industriali, c’è «il disaccoppiamento delle energie rinnovabili arrivate a fine incentivo, un disaccoppiamento di una quota di energia prodotta dalle idroelettriche e il disaccoppiamento dell’energia del Gse costruendo dei contratti a lungo termine». Questo, secondo il Centro Studi di Confindustria, «porterebbe a un costo dell’energia a 65 euro megawattora». E poi il capitolo della tecnologia: «È ineludibile il fatto che Cina e Usa abbiano investito centinaia di miliardi sull’AI, mentre noi solo 20, quindi colmare quel gap per noi è complicato. Ma negoziare con gli Usa non basta». Per Orsini «serve trovare nuovi mercati di sbocco. Noi stiamo spingendo sul Mercosur. ma serve potenziare l’India, gli Emirati e i paesi dell’Asia e pure i 41 Paesi dell’Africa che hanno costruito un patto con noi».