Landini e Cgil senza vergogna: protestano contro gli aumenti di stipendio

di Pietro Senaldigiovedì 19 giugno 2025
Landini e Cgil senza vergogna: protestano contro gli aumenti di stipendio
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Il contratto della Sanità è stato sottoscritto, gli operatori del settore avranno un aumento in busta paga di circa il 7%, ma Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri non si sentono tanto bene. La pre-intesa del rinnovo per circa 580mila dipendenti pubblici tra infermieri, tecnici e personale non dirigente è infatti una sconfitta dei due sindacati di sinistra, la Cgil e la Uil, divenuta ormai l’irrilevante attendente del pachiderma rosso. L’accordo, relativo al triennio 2022-24, in realtà era stato trovato già quattro mesi fa, ma all’ultimo momento Landini e compagni erano riusciti a far saltare la firma di Nursing Up, sigla di base degli infermieri.
Ieri, dopo una lunga trattativa, il governo l’ha spuntata. I lavoratori avranno un aumento medio di 172 euro al mese, più altrettanti quando verrà siglato l’accordo anche per il triennio 2025-27, per il quale il ministro della Pubblica Amministrazione, ha immediatamente avviato la pratica. È il secondo ko nel giro di dieci giorni per la Cgil, che con i referendum flop su lavoro e immigrazione dell’8-9 giugno ha dimostrato di avere uno scarso peso politico e con l’esclusione dal tavolo di ieri ha certificato la propria irrilevanza anche nella stipulazione dei contratti, che dovrebbe essere il suo punto di forza.

È bastata la firma di Cisl, Fials (la Federazione Autonomie Locali e Sanità), Nursing e appunto Nursing Up per vanificare il giochino politico dell’impresentabile coppia di eterni comizianti e piazzisti di loro stessi, Landini e Bombardieri, due carriere in barba ai lavoratori che rappresentano. Gli interessi di chi si fa il mazzo in ospedale sono meglio rappresentati dal governo che dai sindacati progressisti. «Non ci sono solo gli aumenti salariali. Sono previsti anche istituti accessori come i buoni pasto anche quando si lavora da casa, e le nuove tutele, tra cui il patrocinio legale gratuito e il supporto psicologico per il personale sanitario», specifica il ministro Paolo Zangrillo, che sembra avere la busta paga dei sanitari più a cuore di quanto non ce l’abbiano Cgil e Uil. Landini e Bombardieri giustificano i loro “no” con l’esiguità degli aumenti, inferiori all’inflazione reale, mala realtà è diversa. La sanità è uno dei cavalli di battaglia sui quali il campo largo fonda la propria opposizione; peraltro è anche uno dei rari argomenti intorno ai quali si registra un minimo di compattezza. Tenere aperto il contratto significava poter accusare il governo di non essere in grado o di non voler risolvere una pratica a cui tutti i cittadini, e non solo i sanitari, tengono moltissimo. Infermieri scontenti in corsia, e pazienti assistiti di conseguenza, sono potenziali voti per l’opposizione. Personale soddisfatto e pazienti curati meglio tolgono invece argomenti alla battaglia politica di Elly Schlein e compagni. Il giochino era questo, ma la corda troppo tesa ha finito per rompersi.

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A puntare il dito contro i sindacati rossi non è il governo, ma sono gli altri sindacati. «Abbiamo perso molti mesi e messo a rischio la fruibilità di denaro già stanziato nella manovra dello scorso anno, non per vertenze economiche ma per temi di secondaria importanza rispetto al ritardo accumulato», lamenta il segretario nazionale di Nursind, Andrea Bottega. In effetti, rispetto al contratto fatto saltare a inizio anno, in più è stata inserita solo la possibilità anche a chi non è laureato di partecipare al concorso interno per accedere all’area di qualificazione più elevata. «Per carità, una cosa positiva, ma troppo poco per tenere ferma la trattativa», sintetizza Bottega. E in effetti, forse, il punto non era questo bensì la forza contrattuale di Landini e Bombardieri, che si doveva misurare al referendum di inizio giugno, prima del quale, malgrado la buona disposizione del governo, la questione non si sarebbe comunque potuta chiudere. Con la netta sconfitta politica della Cgil e del Pd sui quesiti sul lavoro, la bilancia ha iniziato improvvisamente a pendere dalla parte del governo e della Cisl e la pre-intesa si è siglata in un attimo. Avesse vinto il partito del quorum, addio ai 172 euro al mese in più per gli infermieri; e a quelli che arriveranno con il prossimo contratto. «Mi ha sempre lasciato perplesso l’atteggiamento di chiusura totale di certi sindacati», commenta Zangrillo, «specie in questo caso, dove c’erano incrementi salariali non paragonabili ai precedenti. Da un lato c’è un governo che si preoccupa di aumentare gli stipendi e risolvere i problemi, dall’altro qualcuno usai lavoratori per far politica». Prossimo obiettivo: il rinnovo per il triennio iniziato a gennaio, per il quale sono stati già definiti i singoli comparti. La Cgil sceglierà di stare al tavolo o in piazza, incitando a una rivolta sociale che molti lavoratori stanno già praticando, ma contro di lei. 

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