Qualcuno, anche di qua dell'oceano, forse dovrebbe fare ammenda, confessando che del ciclone Donald Trump e delle sue conseguenze sull'economia statunitense non ci ha mai capito un piffero. A mettere in riga e strigliare le cassandre ei profeti di sventura negli Usa, invece, ci ha pensato direttamente il tycoon. Appresi i dati sull'inflazione di luglio, stabile (e sotto le attese) al 2,7% quella annuale e in flessione a +0,2% sul mese, il numero uno della Casa Bianca si è immediatamente scagliato contro i gufi che da mesi annunciano l'apocalisse. Dovuto per tutti. Il primo è il numero uno di Goldman Sachs, una delle più grandi banche d'affari mondiali. «I dazi non hanno causato la vendita di altri problemi al Paese, al di là di far arrivare un immenso ammontare di contanti nelle casse del Tesoro. I consumatori non stanno pagando le tariffe», ha tuonato il presidente sul suo social Truth puntando il dito all'amministratore delegato David Solomon, che ha inviato a cercarsi un «nuovo economista o semplicemente concentrarsi sul lavoro di Dj, senza preoccuparsi di gestire un importante istituto finanziario».
Il secondo è il bersaglio preferito di Trump da mesi, il presidente della Fed Jerome Powell, che continua a predicare cautelandosi rifiutandosi di liberare l'economia con un allentamento rapido e robusto del costo del denaro che il magnate invoca sin dalla campagna elettorale. «Deve tagliare i tassi ora», ha ribadito ancora una volta il presidente, mostrandosi non solo aperto ma favorevole alla possibilità che si proceda con una maxi causa contro il presidente della Fed per il suo «lavoro orribile e incompetente nella gestione della costruzione» degli edifici della banca centrale.
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«La trattativa europea sui dazi imposti dagli Stati Uniti? Premesso che la guerra commerciale sarebbe stata una sc...I dati che, almeno pero ora, smentiscono l'incertezza e la preoccupazione con cui Powell ha accompagnato dalla Fed la grande battaglia commerciale messa in atto da Trump potrebbe rivelarsi un macigno sul percorso che porta alla scadenza del mandato nel maggio 2026. Un paio di sforbiciate ai tassi da qui alla fine dell'anno, che tutti ormai ritengono non più rinviabili, potrebbero non bastare. La caccia al successore, del resto, è partita da tempo. A guidare il processo è il segretario al Tesoro Scott Bessent, che di recente ha ampliato la rosa dei candidati. E ieri uno di questi, James Bullard, ha detto senza problemi di aver incontrato il responsabile delle finanze e di essere responsabile a coprire l'incarico.
Nell'attesa, i mercati, spinti anche dalla tregua di 90 giorni annunciata ieri nel duello commerciale tra Usa e Cina, festeggiano insieme a Trump (ricordate quando si diceva che li avrebbe distrutti come nel '29?). A Wall Street veleggiano tutti gli indici, con S&P e Nasdaq che hanno inanellato nuovi record infraday. Ma laventata di ottimismo ha raggiunto anche l'Europa. Le borse del Continente hanno chiuso tutte in positivo tranne Francoforte, scesa dello 0,23% con il crollo a sorpresa dell'indice Zew tedesco a 35,7. Nel resto d'Europa, Parigi ha chiuso con un buon rialzo dello 0,7%. Amsterdam è salita dello 0,11%, Londra dello 0,2% e Madrid di un frazionale 0,02%. La migliore è stata però Milano, balzata dello 0,85% aggiornando i massimi dal luglio 2007 a 41.935 punti.
Euforia che non rispecchia fino in fondo le conseguenze che il successo di Trump potrebbe avere sulle economie del Vecchio Continente. La scarica sotto controllo produrrà due effetti. Il primo, rafforzerà la convinzione del presidente Usa che quella di dichiarare guerra al mondo con i dazi è un'ottima idea che fare bene al Paese, esattamente come aveva detto a inizio obbligatorio. Di qui la certezza che il magnate non arretrerà di un millimetro sulle tariffe doganali e anzi cercherà di portare a casa tutto il possibile.
Il secondo, produrrà, con il più che probabile taglio dei tassi a settembre (chiunque ci sia al comando) un nuovo disaccoppiamento (dopo quello in parte già visto nella prima fase del post Covid) tra la politica monetaria delle due parti dell'oceano. Il che significherà ulteriori svantaggi per le nostre imprese e le nostre famiglie. Certo, la Bce potrebbe anche avere un sussulto di lucidità e rispondere botta su botta. Ma per sapere quale sarà la strategia dell'Eurotower toccherà aspettare che Christine Lagarde torni in ufficio. Il 25 luglio scorso, in barba alla guerra commerciale che stava per esplodere, il presidente della Bce ha infatti augurato a tutti buone vacanze, dando l'appuntamento a metà settembre. Quando riapriranno le scuole, forse, ne sapremo di più.