La transizione energetica corre veloce, spinta dal sole che splende sui tetti e dal vento che muove le pale. Ma c’è un problema grande come una presa elettrica senza spina: il sole tramonta, il vento cambia e la domanda non aspetta. Ecco perché oggi l’accumulo non è più un accessorio, ma il cuore del sistema. Una “power-bank” di sistema che consente di immagazzinare energia quando ce n’è in abbondanza e rilasciarla quando serve davvero.

Nell’industria elettrica il paradigma classico - è vero - è quello del bilanciamento perenne tra produzione e utilizzo, perché di per sé l’elettricità è sempre stata non accumulabile, almeno su scala industriale. Già in passato però alcune tipologie di impianti idroelettrici consentivano un accumulo nelle ore di sovrapproduzione, riportando l’acqua nel bacino superiore per poi usarla nuovamente il giorno dopo per generare elettricità. Il tema dell’accumulo è diventato però strategico con la transizione energetica, perché le rinnovabili, come il fotovoltaico e l’eolico, sono fonti naturalmente caratterizzate da una certa variabilità e ciclicità.

In questo scenario il Gruppo Enel si muove da protagonista, trasformando le batterie da semplice supporto tecnologico a supporto essenziale della transizione energetica. I sistemi di accumulo, i cosiddetti BESS (Battery Energy Storage System), funzionano come quelli dei dispositivi che usiamo ogni giorno: l’energia viene conservata in forma elettrochimica e restituita alla rete in tempi rapidissimi.
La differenza la fa il controllo digitale: software avanzati che regolano carica e scarica in tempo reale, stabilizzano frequenza e tensione e consentono alla rete di gestire senza problemi l’intermittenza delle rinnovabili. Quando la domanda sale all’improvviso, la batteria interviene a integrare la disponibilità già in rete. Quando l’energia è in eccesso, la assorbe. Risultato: un sistema più resiliente, più efficiente e capace di valorizzare ogni chilowattora verde prodotto.
Oggi la tecnologia dominante è quella agli ioni di litio, in particolare la chimica litio-ferro-fosfato, sempre più diffusa nelle applicazioni industriali per sicurezza, durata e riduzione delle materie prime critiche, come le terre rare. Le economie di scala ne hanno abbattuto i costi, rendendo l’accumulo sempre più competitivo.
Energy storage: la transizione energetica passa da qui
Ma la vera rivoluzione passa anche dal “second life”. Batterie utilizzate nell’automotive che, una volta terminato il loro primo ciclo di vita, vengono riutilizzate per lo stoccaggio stazionario, a servizio della rete: è l’economia circolare applicata all’energia. Un modello che Enel ha portato in piena scala con il progetto Pioneer all’aeroporto “Leonardo da Vinci” di Roma-Fiumicino, realizzando il più grande impianto di accumulo in Italia alimentato da batterie di seconda vita. Qui 762 batterie provenienti da tre grandi diverse case automobilistiche sostengono il fabbisogno energetico dello scalo aeroportuale, in un sistema integrato con il fotovoltaico installato lungo la pista numero 3, con un impianto che unisce innovazione industriale e sostenibilità ambientale.

L’accumulo, però, trova anche applicazione in altre tecnologie rinnovabili. A Dossi, in provincia di Brescia, si lavora su un’altra frontiera di sviluppo: il progetto BESS4HYDRO. Qui un sistema BESS dialoga in modo coordinato con un impianto idroelettrico a bacino. Turbina e accumulo diventano una sola unità di generazione, governata da nuove logiche di controllo che aumentano efficienza, velocità di risposta e flessibilità complessiva del sistema, aumentando anche la vita utile dell’impianto idroelettrico, gestendo meglio le variazioni di carico sulle macchine.

Enel, a Dossi il primo progetto europeo di storage applicato a un impianto idroelettrico
Ma quando si dice accumulo di energia, oggi, non si parla più solo di litio. A Buccino, in provincia di Salerno è stato inaugurato il primo progetto italiano - sviluppato da Enel con Gruppo Magaldi - basato sulla tecnologia Power-to-Heat. In pratica si tratta di una “batteria a sabbia” che accumula energia rinnovabile sotto forma di calore per poi rilasciarla come vapore, per fornire energia termica agli impianti produttivi. Sabbia, non litio: un’idea semplice e radicale allo stesso tempo, che amplia il concetto stesso di accumulo.

Il messaggio che arriva da questi progetti è chiaro: non esiste una soluzione ottimale unica, ma un ecosistema di tecnologie integrate. Litio, “second life”, idroelettrico integrato con storage e accumulo termico diventano tasselli di una strategia che punta a rendere le rinnovabili sempre più programmabili. È qui che si gioca la vera partita della transizione energetica: non solo produrre energia pulita, ma renderla affidabile, continua e disponibile per famiglie e imprese.
Mentre l’Europa accelera sugli obiettivi climatici e il fabbisogno elettrico cresce con l’elettrificazione dei consumi, l’accumulo non è più un’opzione. È il garante silenzioso della sicurezza energetica. E in questa corsa, il Gruppo Enel scommette sulla tecnologia, sulla circolarità e sull’integrazione tra sistemi diversi.
Perché per il Gruppo Enel il futuro non basta immaginarlo verde: bisogna anche alimentarlo e, soprattutto, conservarlo.




