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Transizione energetica, il ruolo dell'elettrificazione: come aiutare l'ambiente partendo dalle nostre case

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Si dice decarbonizzazione e subito si pensa a strategie nazionali ed internazionali volte al ripensamento dei modelli sociali, economici e produttivi. Un pensiero corretto, intendiamoci: il passaggio graduale da usi e consumi in larga parte incentrati sullo sfruttamento dei combustili fossili al concepimento di un mix energetico vario e diversificato è un tema senz’altro globale, che deve dunque essere affrontato anzitutto come Sistema-Paese e, subito dopo, all’interno della cornice comunitaria dell’Unione Europea e del quadro legislativo che i Membri si sono dati ponendosi degli obiettivi tangibili e misurabili. Vanno in questa direzione, cioè sul doppio binario italiano ed europeo, sia il Piano Fit For 55 - che fissa l’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990 - che le linee operative contenute nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), lo strumento con cui ogni Stato Membro dell’UE indica le misure volte al raggiungimento degli obiettivi al 2030 legati alle politiche energetiche e di mitigazione climatica presi a livello sia comunitario che internazionale.

La proposta di aggiornamento di fine luglio del Piano - la cui approvazione definitiva è prevista entro giugno del 2024 - prevede l’obiettivo complessivo di arrivare al 2030 al 40,5% di copertura di consumi energetici da fonti rinnovabili al 2030, nello specifico al 65% nel settore elettrico. Ma se, come dicevamo, parlando di sviluppo sostenibile è in prima battuta inevitabile ragionare su larga scala e con visione transnazionale, oggi sappiamo che per accelerare la penetrazione delle rinnovabili e la riduzione degli sprechi energetici è altrettanto importante darsi da fare in prima persona, nella quotidianità delle proprie giornate, per usare in modo più consapevole l’energia riducendo l’impatto sull’ambiente senza perdere nulla in termini di efficienza. Perché ciò si realizzi, tuttavia, è necessario un elemento decisivo, quello che completa e integra l’uso dell’energia pulita: l’elettrificazione, ovvero la progressiva sostituzione delle fonti di energia fossili con l’elettricità ricavata da fonti rinnovabili. Nei trasporti, nell’industria, ma anche e soprattutto laddove l’uso dell’energia incide più da vicino sulla quotidianità delle persone: nelle nostre case.

ELETTRIFICAZIONE DOMESTICA: LE POMPE DI CALORE...
I vantaggi dell’elettrificazione sono evidenti anche e soprattutto nella sfera domestica, come dimostra uno studio di Agici, realizzato per Enel, dedicato proprio ai benefici legati all’elettrificazione degli impianti domestici per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria. La ricerca dimostra che sostituendo il 60% degli impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria più inefficienti con sistemi a pompa di calore, si potrebbe generare un beneficio netto economico, ambientale e sociale, compreso tra 95 miliardi di euro in assenza di ulteriori investimenti sulle rinnovabili, e fino a 222 miliardi nel caso in cui le pompe di calore fossero completamente alimentate con fonti rinnovabili. Questo si traduce in un risparmio di gas compreso tra i 5,6 e gli 8,9 miliardi di metri cubi all'anno (tra -18% e - 28% del totale dei consumi di gas residenziali, pari al consumo di 4,3-6,8 milioni di famiglie), e a un risparmio netto di emissioni di CO 2 compreso tra 18 e 28 milioni di tonnellate all'anno (fino al 7% del totale delle emissioni dell'economia italiana).

 

 

 

Un altro studio più recente, “Energy transition strategic supply chains. Industrial roadmap for Europe and Italy” - realizzato da Fondazione Enel e The European House Ambrosetti in collaborazione con Enel - dimostra che lo sviluppo di filiere industriali europee e italiane in settori strategici per la transizione energetica, tra cui soprattutto il fotovoltaico e proprio le pompe di calore, contribuirà al raggiungimento dei target di decarbonizzazione fissati da Bruxelles, garantendo maggiori livelli di sicurezza energetica e autonomia strategica all’UE e ai suoi Stati Membri.

Le pompe di calore elettriche alimentate da fonti rinnovabili sono il modo più efficace per decarbonizzare in modo efficiente riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Sulla base di stime recenti della European Heat Pump Association (EHPA), 60 milioni di ulteriori pompe di calore dovrebbero essere installate entro il 2030 in Europa, passando da 17 milioni del 2021 ai 77 milioni nel 2030. In Italia si prevedono 10 milioni di pompe di calore in più installate entro il 2030, si passerebbe così dagli 1,6 milioni del 2020 a 11,6 nel 2030. La pompa di calore può riversare nell’ambiente una quantità di energia termica fino a 5 volte superiore all’energia elettrica consumata, riducendo le spese rispetto a una tradizionale caldaia a metano o a gasolio; è la tecnologia utilizzata la chiave di volta, perché, una volta in funzione, per ogni kW d’energia elettrica consumato, le pompe di calore restituiscono in media da 3 a 5kW d’energia termica all’ambiente da riscaldare, consumando meno.

La pompa di calore ha un’efficienza energetica superiore a quella di molti impianti a gas o a GPL, anche fino a 4 volte in più delle migliori caldaie; l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha inoltre calcolato che le pompe di calore aria-aria (trasferiscono l’energia termica tra aria esterna e aria interna, per riscaldare e raffrescare) per il riscaldamento domestico possono ridurre il fabbisogno energetico in casa del 70%. Il risparmio che si può ottenere sui consumi energetici annui è pari in media al 40% dei costi totali di riscaldamento e condizionamento.

...E I PIANI A INDUZIONE
La differenza principale tra il piano cottura a induzione e un piano cottura tradizionale è la fonte di energia: il primo funziona con l’energia elettrica, che può essere prodotta attraverso fonti rinnovabili. Cucinare con un piano a induzione, oltre ai vantaggi economici, porta anche a un notevole risparmio di emissioni di CO 2 : rispetto ad un fornello tradizionale, infatti, permette di evitare ogni anno più di 200 kg di emissioni di CO 2 . I piani a induzione hanno inoltre un rendimento maggiore fino al doppio rispetto ai tradizionali fornelli a gas, oltre ad assicurare inoltre una cottura più uniforme, una regolazione più precisa della temperatura e una maggior sicurezza. Anche sul piano pratico, e nello specifico in chiave di ingombro e di occupazione degli spazi, l’installazione del piano a induzione è agevole. Innanzitutto non c’è bisogno di cambiare tutti i mobili della cucina, perché basta adattare al nuovo piano lo spazio precedentemente occupato dal piano a gas. Le misure sono molto simili - variano da 30 a 90 cm - e differiscono di pochi centimetri, il che rende più semplice l’adattamento; i piani cottura a induzione constano inoltre di un numero variabile di zone di cottura: se si ha poco spazio ci sono anche soluzioni con cappa di ventilazione integrata o che hanno le zone di cottura flessibili, ovvero zone cottura le cui dimensioni sono regolabili, in modo tale da poter utilizzare anche pentole ingombranti con piani induzione di dimensioni ridotte. Come è evidente, quindi, un consumo dell’energia più efficiente, che sia in grado di conciliare la sostenibilità ambientale, quella sociale (grazie al ruolo attivo delle persone nella gestione dell’energia) ed il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, è possibile grazie all’elettrificazione. A cominciare da casa nostra.

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