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Il professor Monti bocciato in economia

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Nei primi quattro mesi dell'anno mancano 3,5 mld: colpa delle troppe tasse. Glielo dicono tutti ma il premier fa finta di non sentire

Andrea Tempestini
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  Ora sono certo che qualche lettore comincerà a pensare che io ce l'abbia con il presidente del Consiglio. Niente di più falso. Se anche quest'oggi mi devo occupare di Mario Monti non è per una questione personale, ma in quanto ogni giorno l'esecutivo offre spunti che richiedono di essere commentati. Ieri si è trattato dell'abolizione del divieto di nominare i politici ai vertici delle aziende pubbliche e del rinvio del piano di compensazione di debiti e crediti che le aziende hanno con lo Stato. Oggi invece la notizia che ci viene data riguarda i conti dell'Italia, i quali - a dispetto di tutti gli sforzi fatti dal premier  e dai suoi colleghi ministri - non sono per niente buoni. Secondo quanto comunicato dalla ragioneria generale dello Stato, nei primi quattro mesi, rispetto a quanto previsto, mancano 3,5 miliardi di euro. Se proiettati su dodici mesi, vuol dire che nonostante le tasse con cui ci ha deliziato l'ex rettore della Bocconi rischiamo di concludere l'anno con un buco di circa 10 miliardi. So che il calcolo è un po' rudimentale e probabilmente gli esperti in statistica storceranno cil naso,  ma se l'andamento venisse onfermato - e al momento attuale è difficile prevedere che non lo sia - significa che a Natale il premier sarà costretto a fare un'altra manovra, strizzando i portafogli degli italiani per cavar loro gli ultimi soldi rimasti. Il buco infatti non è di poco conto, ma vale circa un terzo delle misure che il governo tecnico varò a dicembre appena insediatosi. Resta da vedere poi  se dieci miliardi saranno sufficienti, in quanto alle previsioni di bilancio sballate potrebbe aggiungersi il problema di dover reperire più fondi di quelli stimati, poi lo spread non è sceso per miracolo appena Mario Monti ha preso possesso di Palazzo Chigi, ma è tornato dopo poche settimane ai livelli raggiunti quando c'era Silvio Berlusconi, con conseguente aggravio per le casse statali, da cui bisogna attingere un surplus di interessi. Insomma, dopo appena sette mesi di cure dei professori, l'Italia sta peggio di prima, perché è più povera, cresce di meno, e perché gli investitori stranieri sono sempre più dubbiosi della nostra capacità di restituire la montagna di miliardi che abbiamo ricevuto in prestito. L'ex rettore della Bocconi sarà anche più presentabile del Cavaliere e quando si siede al tavolo con i grandi della Terra non ci sarà nessuno che ride di lui - anche perché con lui c'è poco da ridere - ma se non si sveglia si rischia di finire male. E che cosa intendiamo dire quando parliamo di darsi una mossa è presto spiegato. Basta leggersi la relazione che ieri ha presentato la Corte dei conti, nella quale, oltre all'analisi del bilancio statale, si trovano molti appunti alla politica fiscale del governo. In particolare per quanto riguarda le tasse, che sono giudicate troppo alte e addirittura dannose. Infatti, secondo il presidente delle sezioni riunite della Corte, l'elevata pressione fiscale rischia di indebolire la domanda interna, provocando un avvitamento e dando luogo a un circolo vizioso. In pratica, più imposte si traducono in meno consumi e di conseguenza in minori introiti per l'erario. Analisi confermata dai dati della ragioneria generale dello Stato, secondo cui la diminuzione delle entrate si è registrata in particolare sul fronte dell'Iva, compensata solo parzialmente dalle imposte sui redditi. Peraltro, le tesi della magistratura contabile coincidono con quelle del governatore della Banca d'Italia, il quale meno di una settimana fa, con altre parole, ha detto che il Paese non può sopportare troppo a lungo una tassazione così elevata come quella imposta dal governo Monti. Di fronte a tanti pareri concordi io mi aspetterei un'inversione di marcia o, per lo meno, un ripensamento delle politiche economiche dell'esecutivo. Ma, a quanto pare, il presidente del Consiglio sembra sordo a qualsiasi suggerimento. Nonostante la bocciatura in economia, il premier - tramite uno dei suoi ministri - ha fatto sapere che non c'è spazio per allentare la morsa fiscale. Monti, dunque, tira diritto. Purtroppo verso il disastro. A me perciò non resta che pensarla come Stefano Fassina, l'economista comunista cui è scappato di dire ciò di cui molti sono convinti  anche se non lo dicono: prima ci liberiamo di questo governo e meglio è. Ps. Ieri, dopo aver scoperto grazie a Dagospia che il premier era stato consulente di Moody's, abbiamo chiesto a Monti se fosse stato fra i consulenti che hanno fornito all'agenzia di rating argomenti per declassarci. Il presidente del Consiglio ha risposto piccato che lui non ha mai fatto analisi sui Paesi, ma è stato vago sul suo ruolo da consulente.  Ci piacerebbe invece che fosse più preciso e ci spiegasse quale compito ha svolto per una delle agenzie più critiche nei confronti dell'Italia e perché nel suo curriculum, in Bocconi e a Palazzo Chigi, non figura la collaborazione con Moody's. Aspettiamo fiduciosi, certi di una risposta.  

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