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Abercrombie & Fitch, il racconto di un ex commesso: "Deridevamo i clienti grassi"

Serena Cirini
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"Pensai che avrebbero avuto il mio corpo ma non la mia anima". Belli, bianchi e perfetti. Per essere assunti da Abercrombie & Fitch, bisogna possedere queste caratteristiche. A raccontarlo è un commesso che, dopo aver lavorato per il brand statunitense di abbigliamento, ha deciso di ribellarsi al sistema in cui era rimasto invischiato: "Contava l'aspetto estetico, non altro - racconta a salon.com - Ad esempio io ero catalogato come una B, anzi una B-. La A spettava a chi era più in forma, magro, muscoloso, magari abbronzato ma sempre bianco, e disprezzava le donne e le minoranze, in particolare asiatiche". "Deridevamo i clienti grassi" - Musica a tutto volume, luci abbassate, un profumo intenso e fortissimo. I negozi Abercrombie sono universi paralleli dove la bellezza sembra eessere unico valore davvero importante: "Le domeniche c'erano le riunioni dei manager nel negozio centrale. Ogni singolo rappresentante era scelto in base all'apparenza", racconta l'ex commesso. Poi, spiega le discriminazioni inflitte dal personale ai clienti: "Ecco parliamo dei corpi. Di tutti i corpi che entravano in negozio, ma che non entravano nei vestiti che vendevamo. I commessi dicevano con orgoglio che non avevamo la taglia Large. Come a dire, noi siamo fighi e tu no". "Adesso voglio aiutare i giovani" - "Dopo essermi licenziato, ho sofferto di depressione", confessa con l'atteggiamento di chi ha trovato la forza per uscire da un tunnel, per sconfiggere una dipendenza: "Oggi insegno storia a giovani ragazzi annoiati che mi ricordano me a vent'anni e cerco di convincerli a riflettere sui modelli culturali che ci circondano . E' il miglior modo per fare penitenza".  

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