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Gaza: Israele accetta la proposta di tregua dell'Egitto, Hamas rifiuta

Nicoletta Orlandi Posti
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Dalle 8 della mattinata di venerdì 15 luglio è tregua di fatto in Israele e in Palestina. Il governo israeliano ha accettato la proposta egiziana di mediazione ma altrettanto non ha fatto, almeno formalmente, Hamas. Di conseguenza, se la tregua regge lo si saprà se e quando il silenzio delle armi sarà rotto dal lancio di un razzo. "La decisione sulla tregua dà a Israele una legittimazione internazionale a proseguire nell'offensiva militare se Hamas non fermerà i lanci di razzi", ha fatto sapere una fonte governativa, citata in un tweet da Barak Ravid, corrispondente diplomatico di Haaretz. Il no di Hamas - La decisione israeliana è arrivata pochi minuti prima che il cessate-il-fuoco entrasse in vigore. L'esecutivo di Benjamin Netanyahu era stato convocato ieri per questa mattina al termine di una giornata che aveva visto Il Cairo avanzare la proposta alla Lega Araba e Washington sostenerla. Nella notte, però, Hamas aveva affermato di voler respingere la proposta egiziana e, anzi, di voler "intensificare" il lancio di razzi. "Quando si è in guerra", ha sottolineato Fawzi Barhum, "non si può smettere di sparare e negoziare". "Nessuno, sia in veste ufficiale sia ufficiosa, ci ha contattati riguardo al cessate il fuoco del quale parlano i media, ma se il contenuto di questa proposta fosse ciò di cui già sappiamo, essa rappresenterebbe una resa e la respingiamo", hanno affermano le brigate Ezzedine al Qassam, braccio armato del movimento islamista, in una nota. Il Cairo aveva avanzato ieri al vertice della Lega Araba una proposta di cessate il fuoco. Oggi l'organismo panarabo si è espresso a favore della proposta per evitare "la morte di civili innocenti". Israele accetta cessate il fuoco. No di Hamas. Altri 3 razzi su Eilat Guarda il video su Libero TV I maldipancia di Israele - A votare contro la proposta di tregua, secondo quanto riferisce Ynetnews.com, sono stati il ministro degli Esteri e capo del partito di destra ultraconservatore, Avigdor Lieberman, e il ministro dell'Economia e capo della formazione religiosa nazionalista Focolare ebraico, Naftali Bennett. Lo stesso sito, pagina on line del quotidiano Yedioth Ahronot, riporta che il Segretari di Stato americano, John Kerry, non viaggerà in Egitto oggi come invece era stato previsto in precedenza. Intanto, dal governo di Gaza arriva un bilancio aggiornato delle vittime dell'operazione militare: 189 morti e 1.400 feriti. Diplomazia al lavoro - La Casa Bianca era intervenuta ieri per la prima volta per intimare all'alleato israeliano di non procedere alla grande invasione, per cui ha ammassato al confine 40.000 soldati e decine di carri armati. Allo stesso tempo aveva però ribadito il legittimo "diritto" e la "responsabilità" di Israele di difendere i suoi civili. Dopo aver definito una "tragedia" il bilancio delle vittime tra i palestinesi, Barack Obama si era poi detto "incoraggiato dalla mediazione offerta dall'Egitto, che da questa mattina è al centro di una riunione del governo di Benjamin Netanyahu. La diplomazia, dunque, si è messa in moto e anche quella europea sembra voler fare, seppur tardivamente, la propria parte. Nella regione ieri era arrivato il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, deciso a mediare tra Israele e Hamas. Oggi sarà la volta del collega italiano e presidente di turno dell'Ue, Federica Mogherini, che, nella sua 'tre giorni' si recherà a Tel Aviv e Gerusalemme, e poi a Ramallah. Successivamente, venerdì e sabato, sarà in Egitto. 

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