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Il miliziano filo-russo: "Ecco come è stato colpito il Boeing malese"

Nicoletta Orlandi Posti
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"Abbiamo colpito un aereo di Kiev, ci hanno detto i nostri capi: pensavamo di affrontare i piloti ucraini atterrati col paracadute e ci siamo imbattuti in cadaveri di civili. Tanti poveri resti di corpi, assieme a valigie e bagagli che nulla avevano di militare". E' quanto rivela al Corriere della Sera un miliziano filorusso dell'unità combattente 'Oplot' sugli istanti seguiti all'abbattimento del Boeing malese partito giovedì da Amsterdam: rivelazioni importanti che potrebbero aggiungere nuove prove alla tesi che incolpa i filorussi per aver erroneamente sparato il missile assassino, pensando invece di mirare a un aereo dell'esercito di Kiev. La verità del soldato russo - "Giovedì pomeriggio i nostri comandanti ci hanno ordinato di salire sui camion con armi e munizioni in quantità", racconta il trentunenne miliziano incontrato da Lorenzo Cremonesi alla stazioncina ferroviaria di Torez presso i 5 vagoni dove è contenuto ciò che resta dei corpi raccolti tra i campi di girasole nell'Ucraina controllata dai separatisti filorussi. "Pochi minuti prima, forse dieci, avevano udito un grosso scoppio nel cielo. Abbiamo appena colpito un aereo dei fascisti di Kiev, ci hanno detto, aggiungendoci di fare attenzione per il fatto che c'erano informazioni per cui almeno una parte dell'equipaggio si era lanciato con i paracadute. Erano stati visti oggetti bianchi tra le nuvole. Forse avremmo dovuto combattere per catturarli", spiega il soldato. Ha l'ordine di non rivelare nome o grado. "Con i miei soldati cercavo di individuare i paracadute sul terreno e sugli alberi. A un certo punto, ho visto brandelli di tela in una radura. Li ho sollevati e ho trovato il corpo di una bambina che avrà avuto non più di cinque anni. Il viso era rivolto verso terra. E' stato terribile. Allora ho capito che quello era un aereo civile. Non militare. E questi erano tutti morti civili. Un groppo di valigie scoperchiate non ha fatto che confermare la scoperta". "Colpa dei banditi di Kiev" - Da allora, scrive Cremonesi, la squadra Oplot è sempre rimasta sul luogo della tragedia: all'inizio come prima squadra di individuazione dei cadaveri, poi per fare la guardia ai rottami dell'aereo malese, infine come sentinella ai vagoni-obitorio. Eppure i suoi miliziani non sembrano avere alcun senso di colpa e contraddicono il capo fornendo la versione ufficiale: "Ovvio che non siamo stati noi ad abbattere l'aereo. Non disponiamo di missili capaci di sparare tanto in alto. Questo è un crimine commesso dai banditi che obbediscono al governo di Kiev. Facilmente è stato un loro caccia ad abbattere il Boeing delle linee aeree malesi".

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