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Patrick Modiano Nobel per la letteratura: l'ultimo esistenzialista tra l'infanzia difficile e una Parigi da sogno

Giulio Bucchi
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L'ora del crepuscolo lungo una via deserta, voltando le spalle al clamore della città, camminando a testa bassa… Sfilano case anonime, piccoli giardini nascosti, bar con i banconi di zinco e i clienti di sempre seduti ai tavolini, sfilano pensieri e ricordi, ma tutto appare sfuocato, stemperato, come la luce del tramonto, in una Parigi della malinconia e del rimpianto, invisibile perché oscurata dal fascino della metropoli conosciuta in tutto il mondo, quella dei luoghi comuni e dei miti sovrapposti. E' il mondo di Patrick Modiano, lo scrittore appena insignito del premio Nobel per la Letteratura, la sua Parigi metafora del mondo e della Storia, quella dei vincitori e dei violenti che inseguono, come ombre incombenti, i vinti, i perseguitati, le vittime, in una fuga infinita. Quella Parigi dei quartieri di periferia, di quel interregno che è quasi-città e non-più-campagna, un paesaggio interiore prima ancora che fisico, e che si dilata fino a comprendere Parigi, la Francia, la Svizzera, tutti i luoghi conosciuti o immaginati dallo scrittore. L'infanzia difficile - Modiano è stato, prima di tutto, un bambino rifiutato, mandato in giro come un pacco mal legato, dal padre e dalla madre, e con un marchio indelebile, quello di essere il figlio di un ebreo eternamente in fuga dai nazisti, dai creditori, dai truffati, da gente losca, inquieta, senza legge né patria, né Dio. Questa infanzia e adolescenza tristi e difficili, popolate da personaggi incredibili, prive di amore ma colme di imprevisti, cambi di città e paesi, sempre assillate dalla mancanza di denaro e di stabilità, vengono descritte, in modo dolente e pacato, in un libro che lascia il segno, dal titolo Un pedigree. Patrick e il fratello crescono in case che non sono mai "casa sua", vanno e vengono tra collegi, istituti, famiglie semisconosciute, e ogni tanto ecco la mamma, squinternata e vagabonda sentimentale, ecco il papà, alle prese con l'ennesimo "grande affare" che si risolve sempre in una fuga precipitosa. Pagine autobiografiche - Tutto questo "materiale" incandescente si trasformerà nelle pagine di Patrick diventato giovane scrittore, filtrato da una lingua asciutta, secca, quasi filiforme ma in grado di catturare gli impercettibili scarti della realtà, dai quali affiorarono tragedie personali e tragedie del mondo. In Dora Bruder, romanzo del 1997, tentando di ricostruire la vicenda di una ragazza ebrea deportata in un campo di sterminio nazista da Parigi, ricostruisce anche una parte della propria identità, alla ricerca della scomparsa Dora come se cercasse le sue stesse radici, come se quella figura femminile evanescente rappresentasse un capitolo centrale della propria esistenza. Nonostante la sofferenza e le crudeltà che sono sempre sottese nei destini dei suoi personaggi, Modiano riesce a ricostruire un universo poetico, ammaliante, anche se estraniante. Come se le città e i paesi così conosciuti – la metropoli francese, Ginevra, Marsiglia e così via – diventassero luoghi esotici e irriconoscibili, dipinti però un po' alla maniera degli impressionisti, con pennellate vibranti, rapide e tuttavia capaci di comporre visioni precise, uniche. Nel romanzo Sconosciute e in Bijoux emergono ritratti femminili dolenti, segnati dall'abbandono, dallo sfruttamento, dall'indifferenza. Storie solo accennate, appunto appena abbozzate con il pennello asciutto della prosa, ma capaci di rimanere a lungo impresse nella memoria, fantasmi fascinosi resi liberi dalla fuga e dalla capacità di reinventare ogni volta la vita. Libere, sì, ma mai amate, incapaci, per questo, di ancorarsi realmente alla vita. L'ultimo esistenzialista - Quello di Modiano è un orizzonte "esistenzialista" - l'autore incrociò quel mondo intellettuale e artistico nella capitale francese degli anni Sessanta e Settanta – un mondo popolato di caffè fumosi e notti passate a vagabondare, sono quelli in cui si muovono i suoi personaggi. La memoria costruisce un mondo "parallelo", una dimensione "altra",in cui il tempo appare congelato, sospeso, fluttuante. L'esiliato, il senza-patria, lo straniero, l'uomo – la donna- dal passato colmo di dolorosi fantasmi, sono i suoi protagonisti, ma soprattutto i bambini poco amati, feriti nell'anima, solitari. Quell'infanzia tradita che, per non soccombere, reinventa il mondo, lo riveste di avventura e di mistero, trasforma un'anonima via di campagna nella strada che la porterà lontano, finalmente "al sicuro". di Caterina Maniaci  

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