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Jean-Marine Le Pen a Libero: "Forza Putin. Ma forza anche Marco Pannella"

Andrea Tempestini
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«Scusate il disordine, in questi giorni abbiamo gli elettricisti in casa. Sa, l'impianto elettrico di questa abitazione ha un secolo di vita». Jean-Marie Le Pen prende posto facendosi largo fra cataste di libri. È arrivato in ritardo perché, a 86 anni, ha ancora un'agenda politica serratissima. Quando parla della sua villa, donata da Napoleone III al suo capo di gabinetto e giunta al fondatore del Front national in seguito alla donazione di un ricco amico monarchico deceduto, ha un evidente moto di orgoglio. Sotto la finestra del suo studio, si distende tutta Parigi: siamo a Montretout, una collinetta chiamata così proprio perché da lì si mostra tutta la Ville Lumière. Osservando la città del potere francese, parliamo con il presidente onorario del Fn della figlia Marine, di Renzi e di Salvini, di Grillo e di Mare Nostrum, di Putin e dell'islam, di Jünger e di... Pannella. Presidente Le Pen, è vero che il Front national sta per cambiare nome? «No. Non se ne parla. Sono pettegolezzi della stampa». Sicuro che Marine sia d'accordo con lei? «Marine non ha mai detto di voler cambiare nome, ha detto che non è un argomento tabù. Questo è quanto». Marine sarà il prossimo presidente della Francia? «È possibile, persino probabile. Dipende dall'evoluzione delle cose. Sfortunatamente abbiamo buone ragioni per pensare che la situazione si aggraverà. Ed è evidente che più il malato sta male e più ha bisogno del medico». Sarà un buon presidente? «Penso di sì, altrimenti io non l'avrei sostenuta a partire dalla sua candidatura alla presidenza del Front national». I giornalisti hanno raccontato questa curiosa storia del suo dobermann che ha divorato il gatto di Marine. Può dirci come è andata veramente? «Lei ha visto i cani fuori: non sono dobermann, tanto per cominciare. E poi non sono i miei cani, sono i cani della proprietà. Non sono i “dobermann di Le Pen”, come è stato scritto a effetto. In assenza di personale è accaduto questo incidente con il gatto di Marine. Sono cose che capitano, purtroppo». Cosa pensa della dédiabolisation, la strategia di “sdemonizzazione” del partito portata avanti da sua figlia Marine? «Ascolti, io credo che il Front national abbia sempre auspicato di non essere demonizzato, eppure questo accade per mano dei suoi avversari. Di conseguenza, certamente il Fn deve offrire loro meno occasioni possibili ma occorre anche che resti se stesso, affermando i suoi valori, le sue verità. Se la dédiabolisation consiste nel farsi accettare dagli avversari abbiamo perduto la guerra senza averla combattuta. Il miglior modo di sdemonizzarci è di essere noi stessi e essere sempre più forti». Il Front national non si è alleato con il partito greco di Alba dorata all'europarlamento. Lei è d'accordo? «C'è Marine Le Pen a capo del gruppo. Io sono solo un militante disciplinato. Ho detto a Marine quello che pensavo, poi lei ha preso la sua decisione». Ma lei cosa pensa di Alba dorata? «L'etichetta attaccata ad Alba dorata è stata creata dai suoi nemici. Non credo automaticamente a ciò che dicono i media. Del resto per gli europeisti tutti coloro che non sono europeisti sono nazisti». Segue la politica italiana? «Non molto, ho conosciuto Silvio Berlusconi, ma la seguo poco». Di Matteo Renzi che idea si è fatto? «Credo che molti si facciano delle illusioni sulla sua capacità di risolvere i problemi italiani, che sono come i problemi francesi, ovvero problemi strutturali, direi quasi problemi di civiltà». E di Beppe Grillo cosa ci dice? «Credo sia un fenomeno passeggero come ce ne sono nei Paesi latini, dove ci sono talvolta personalità che hanno buona parlantina e che beneficiano di un appoggio popolare. Generalmente non durano più di cinque anni». Ha avuto modo di conoscere Matteo Salvini? «Mi dicono sia un uomo molto simpatico, gradevole, alla mano, ma non ho avuto occasione di incontrarlo personalmente». Ci sono altre personalità della politica italiana con cui ha familiarità? «Conosco Marco Pannella, è un mio amico personale anche se non abbiamo le stesse idee politiche. Ma siamo amici da 60 anni». Che idea si è fatto dell'operazione Mare nostrum? «Il fenomeno capitale della storia del XX secolo è l'esplosione demografica che domani sommergerà l'Europa con flussi migratori incontrollati, soprattutto se si pratica la politica della marina italiana, che consiste nel cercare i barconi sulle rive della Libia per portarle precauzionalmente a Lampedusa quando bisognerebbe convincere questi Paesi a impedire loro di partire. Che poi è quel che succedeva quando c'era Gheddafi ma sfortunatamente noi abbiamo seguito la politica americana e abbiamo distrutto questo equilibrio. Ora abbiamo il caos, l'anarchia, gli jihadisti. L'islam è un nemico dell'Europa? «L'islam è una religione che combina insieme spirituale e temporale, cosa che la rende a mio avviso difficilmente conciliabile con le forme democratiche. L'islam ha dalla sua un mondo che conta più di un miliardo e mezzo di abitanti, che hanno 21 anni di media e in cui ogni donna ha da tre a cinque bambini. Noi abbiamo 650 milioni di abitanti in Europa, che hanno 45 anni di età media e 1,4 bambini per donna. Questo è il problema». C'è un libro o un autore che vi ha particolarmente segnato? «Vede, io qui ho circa diecimila libri. L'ultimo che ho letto il diario 1940-45 di Ernst Jünger. Mi è sembrato interessante il suo sguardo su questo periodo, che è servito anche da sfondo a tutta l'opera di Modiano, che ha appena ricevuto il premio Nobel. E poi ho cominciato a leggere con molto interesse “Le suicide français” di Éric Zemmour, che ritengo un'opera importante». Europa e Unione europea: per lei è la stessa cosa? «No, no, io penso che questa Europa è una fregatura, una trappola. Noi siamo certamente europei, anche se esistono due categorie di europei. Ci sono i latini (Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Grecia, Romania) e poi ci sono i popoli germanici, nordici e anglosassoni, che hanno delle strutture mentali differenti. Ci sono differenze di valutazione ma c'è un'unità etnica. Personalmente la mia concezione dell'Europa è di una Europa “boreale”, che va dall'Atlantico al Pacifico, includendo ovviamente i Paesi slavi e la Siberia. L'Europa di Bruxelles è invece una Europa di distruzione, è l'Europa della Torre di Babele, noi siamo obbligati a uscirne se vogliamo ritrovare la nostra libertà, la nostra sovranità, la nostra capacità di controllare le frontiere». La storia europea è stata attraversata da molte guerre e incomprensioni... «Ma la guerra non è forse lo stato naturale della vita? È la pace che è probabilmente un'eccezione. E c'è una pace che è la peggiore di tutte, è la pace dei cimiteri». Cosa pensa di Vladimir Putin? «Penso che sia un grande uomo di stato. La Russia ha avuto fortuna a trovarlo sulla sua strada». Ci sono speranze, quindi, per chi ha a cuore le identità dei popoli europei? «Constato una cosa: alle ultime elezioni europee un partito che non ha né quotidiani né radio, né televisioni, né mezzi finanziari è arrivato davanti a tutti gli altri. È il Front national». intervista di Adriano Scianca

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