In cella 8 ministri catalani. Così l'Europa sputa sul voto: i giudici a caccia di Puigdemont
Si può arrestare un governo democraticamente eletto? Sì. E tutto questo accade nel 2017. Nella civilissima Spagna. In quella grande comunità chiamata Unione Europea dove gli euro sono liberi di circolare, mentre i diritti rimangono un optional. Ed è meglio negarli, in modo che nessun cittadino spagnolo, italiano, greco o tedesco si faccia venire strane idee. La Ue deve rimanere così com' è: un castello di carte sorretto da uno pseudo governo non eletto, che decide le nostre vite, senza ovviamente chiedere il permesso al popolo. Bruxelles inventa ideologie e sogna di cambiare la testa degli europei. Per cui se un migrante gira liberamente all' interno della cosiddetta area Schenghen è un santo e intoccabile, mentre se una giunta regionale, tipo la Generalitat di Barcellona, indice un referendum per chiedere l' indipendenza da Madrid va arrestata. Non bastavano gli 800 feriti del primo ottobre, quando milioni di catalani hanno sfidato i divieti del premier iberico Mariano Rajoy per dire sì alla secessione. No, bisognava mettere in cella gente pacifica, che voleva solamente chiedere l' opinione del suo popolo, che per questo era già stata commissariata dal governo centrale. Tutti in carcere allora. I reati contestati? Ribellione, malversazione e sedizione. Neanche fossero dei blac block qualsiasi. Un membro della Generalitat, Santiago Vila, aveva ottenuto i domiciliari dietro pagamento di 50mila euro di ammenda. Ma da eroe, per solidarietà, ha rinunciato al privilegio concesso per essersi dimesso il giorno prima della dichiarazione di indipendenza: andrà in prigione come gli altri consiglieri. All' appello manca però il presidente Carles Puidgemont, che attualmente è in Belgio. Per lui la giudice dell' Audiencia Nacional, Carmen Lamena, aspetterà un giorno per spiccare un ordine di cattura europeo. E gli inquirenti belgi hanno fatto sapere che «applicheranno la legge». Puidgemont forse tenterà di fermare l' estradizione. Ha scelto un avvocato che, nel 2013, riuscì a bloccare il trasferimento a Madrid di una presunta terrorista dell' Eta, Maria Natividad. Il tema però non è se il presidente della Generalitat sarà o meno estradato. Il dibattito è: come mai la Ue prima ha detto che la questione catalana è interna alla Spagna, e ora invece il Belgio, cioè lo Stato dove è situata la capitale dell' Unione, è pronto ad «applicare la legge»? È caduta la maschera. «Fate ogni giorno tutto ciò che potete per sconfiggere il male alle urne il 21 dicembre. In piedi, con determinazione e fino alla vittoria», ha scritto su Twitter l' ex vice presidente della Generalitat di Catalogna, Oriol Junqueras, arrestato. E in effetti le violenze targate Rajoy sembra stiano dando dei risultati. Ovviamente favorevoli ai secessionisti. Un macrosondaggio condotto dal Centre d' Estudis d' Opiniò (Ceo) della Generalitat, che viene pubblicato con cadenza trimestrale, segnala come i favorevoli all' indipendenza sarebbero il 48,7%, contro il 43,6% di contrari: un aumento del 7,6% degli indipendentisti che a a giugno erano il 41,1%, contro il 49,4% di contrari. E allora forza Rajoy, forza Ue: manganellate e fate scattare le manette. Così alle prossime elezioni catalane sarete spazzati via. O arresteranno tutti i catalani? Incredibile quanto le idee facciano ormai paura... di Giuliano Zulin