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Igor il russo, la delirante confessione: "Dio mi ha ordinato di uccidere"

Davide Locano
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In cella divora libri di religione, prega ogni giorno e non si libera mai del Vangelo e del rosario arrotolato al polso. Una conversione mistica, quella di Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, esplosa a quanto pare dopo l'ultimo arresto. «Ho ucciso perché me lo ha ordinato Dio», così avrebbe dichiarato il killer serbo, che si trova detenuto da dicembre nel carcere di Zuera, a Saragozza, per l'omicidio di due agenti della Guardia civil e di un agricoltore spagnolo. Il criminale - secondo quanto riportato dal quotidiano iberico “La Comarca” - avrebbe risposto così ai due psicologi forensi che venerdì scorso lo hanno sentito per la terza volta, su richiesta del giudice che sta istruendo il caso. Igor ha parlato in italiano e spagnolo, rispondendo alle domande e mostrando una “religiosa” collaborazione, citando anchele Scritture. Per convincere i periti della genuinità della sua fase mistico-spirituale, ha mostrato le foto che risalgono a ottobre, quelle trovate sul suo telefonino dopo la cattura in Spagna. Autoscatti che lo riprendono nelle tappe della fuga dall'Italia, dove già aveva lasciato una lunga scia di sangue seminando morte tra Bologna e Ferrara, e dove mostra il polso con il rosario legato ben in vista. Oggi quel simbolo religioso potrebbe assumere significati precisi per il killer più temuto degli ultimi tempi. Igor, responsabile anche in Italia degli omicidi del barista di Budrio Davide Fabbri e della guardia volontaria ferrarese Valerio Verri, potrebbe voler usare questa devozione religiosa - peraltro già notata durante la sua detenzione in carcere a Ferrara -, che oggi si avvicina all'ossessione, per giustificare la strategia difensiva scelta per tentare la carta della semi-infermità mentale. Leggi anche: "Pronto a uccidere altri 50 uomini": Igor, la lettera dal carcere BUONA CONDOTTA Intanto continua a definirsi Ezechiele, come il celebre profeta del 620 avanti Cristo. L'autore anche del triplice crimine di Andorra, che per mesi ha tenuto sotto scacco gli inquirenti che gli davano invano la caccia, è stato valutato dai due psicologi dal punto di vista della sua capacità intellettiva, del controllo degli impulsi, e rispetto alla sua percezione e valutazione dei crimini commessi. Stando a quanto è trapelato, pare che il suo profilo non sia quello di un “lupo solitario”, come pareva all'inizio, subito dopo l'arresto. Secondo i due professionisti, chiamati dal giudice a pronunciarsi anche sulla attività sui social network, mentre era ancora libero e documentava le tappe della sua fuga con diversi selfie, il pluriomicida sarebbe un delinquente comune. Non solo Vangelo. Quello che emerge dalle autorità carcerarie è che Igor continua, nella detenzione, a fare sport per mantenere integro il fisico e usa di frequente la biblioteca per consultare libri di storia. E ovviamente di religione. Nei rari casi in cui ha incontrato altri detenuti, visto il regime di isolamento a cui è sottoposto, si è sempre dimostrato cordiale. Il serbo nel carcere spagnolo, dalla sua cella numero undici, mantiene una corrispondenza scritta con due donne, una di Madrid e l'altra italiana. ITER PROCESSUALE Sul fronte delle indagini, che corrono a doppio binario tra Spagna e Italia, è fissato per il prossimo ottobre (12, 17 e 31 le date) l'incontro tra Igor e la giustizia italiana. Il 41enne serbo, accusato al momento di cinque omicidi, tre in terra iberica e due nel nostro Paese, sarà ripreso in videoconferenza dal carcere a Zuera. A presiedere, sarà il gup del Tribunale di Bologna Alberto Ziroldi. La procura della città felsinea ha chiesto per lui il processo in base a undici capi di imputazione. Il gup dovrà decidere sul rinvio a giudizio del serbo - tra i vari reati - per il delitto del barista a Budrio e del conflitto a fuoco che ha portato alla morte della guardia ecologica Verri. E anche del tentato omicidio del suo collega, la guardia Marco Ravaglia, che si salvò dalla sua furia fingendosi morto, nonostante tre proiettili in corpo. Nel frattempo gli inquirenti sono ancora al lavoro per stringere il cerchio intorno ai complici del killer. Si cercano ancora i nomi di chi lo ha aiutato a vivere e sopravvivere, a scappare dall'Italia. E chi gli ha permesso quindi di arrivare in Spagna. I suoi Santi in Paradiso, ancora senza volto. di Simona Pletto

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