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Venti di guerra tra Russia e Ucraina, sequestrate tre navi. Nato ed Europa si schierano con Kiev

Cristina Agostini
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Venti di guerra tra Russia e Ucraina nello Stretto di Kerch, dove Mosca ha sequestrato tre navi della Marina di Kiev. Le tensioni sono esplose in un punto strategico della regione non solo per i due Paesi vicini, ai ferri corti dal 2014, ma anche per il mercato globale. Le tre navi, secondo Mosca, non avevano comunicato l'intenzione di raggiungere il mare di Azov provenienti dal mar Nero e quindi di attraversare lo Stretto di Kerch che la Russia controlla. Per il presidente ucraino Petro Poroshenko si è trattato invece di un'azione da parte della Russia "non provocata e folle" e ha annunciato l'intenzione di chiedere al Parlamento di imporre la legge marziale nonostante l'Ucraina "non intenda combattere con nessuno". Gli scontri - Dopo la notizia dello scontro a fuoco in mare a Kiev sono scoppiati i disordini: 150 manifestanti si sono riuniti davanti alla sede dell'ambasciata russa nella capitale ucraina e una delle auto dell'ambasciata è stata data alle fiamme. Gruppi di estremisti hanno poi attaccato la sede consolare di Kharkov, contro la quale sono stati lanciati razzi di segnalazione e uova. Incidenti analoghi si sono verificati davanti all'ambasciata russa a Kiev e al consolato generale a Lvov, si legge sulla Tass. Leggi anche: La Russia chiude il mare: a un passo dalla guerra? Mar Nero, si rischia il caos La Nato - A Bruxelles è stata convocata una riunione straordinaria Nato-Ucraina a seguito di un colloquio telefonico avuto dal suo segretario generale Jens Stoltenberg con il presidente ucraino, Petro Poroshenko. "Su richiesta del presidente Poroshenko, il segretario generale ha acconsentito a convocare una riunione straordinaria della commissione Nato-Ucraina a livello di ambasciatori a Bruxelles questo pomeriggio per discutere della situazione attuale". L'Europa - "Condanno l'uso della forza da parte della Russia nel Mare d'Azov. Le autorità russe devono liberare i marinai e le navi ucraine e astenersi da ulteriori provocazioni». Così su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, spiegando di avere "discusso della situazione con il presidente Poroshenko" e che incontrerà oggi i suoi rappresentanti. "L'Europa starà unita a sostegno dell'Ucraina", conclude Tusk. Lo stretto - E' l'unico passaggio dal Mar Nero al Mare di Azov; è percorso da un ponte di quasi 20 chilometri, inaugurato quest'anno e voluto personalmente da Vladimir Putin, che unisce fisicamente la Russia alla Crimea, la penisola ucraina annessa dalla Federazione con un referendum mai riconosciuto dalla comunità internazionale. Nel Mare di Azov, sia i russi che gli ucraini potrebbero navigare liberamente, in base a un trattato del 2003, che stabilisce per quella zona lo status di acque internazionali. Infrastruttura dai costi e sforzi faraonici, il ponte è considerato un obiettivo sensibile da Mosca, che di fatto ora controlla lo Stretto, tra le preoccupazioni e denunce di Kiev secondo cui la avveniristica infrastruttura viene usata per ritardare il passaggio delle sue imbarcazioni, creando danno all'economia nazionale ed esercitando pressione politica. Sulle rive del Mare di Azov si affacciano anche importanti porti ucraini, tra cui Mariupol: si tratta della città controllata dal governo più vicina alle regioni separatiste e filo-russe di Donetsk e Lungask. Su Mariupol non si sono mai sopite le mire dei vicini separatisti filo-russi dell'autoproclamata repubblica di Donetsk. Oltre 10 mila persone sono state uccise in quattro anni di conflitto tra le forze governative e le milizie ribelli, in questa zona dell'Ucraina orientale. Conquistare Mariupol, per i separatisti significherebbe garantirsi la continuità territoriale con la Crimea e soprattutto con la Russia, considerata da Kiev il loro sponsor finanziario e militare. Commercio globale - Ma lo Stretto di Kerch è anche un crocevia importante per il commercio globale di commodity, come il grano. Si tratta del canale principale di export per il grano del Mar Nero, ma anche per petrolio, minerali e legname (secondo un rapporto del 2017 del centro studi britannico Chatham House). La Russia ha esportato quasi 7 milioni di tonnellate metriche di grano e legumi dai porti del Mare di Azov, nei primi sette mesi dell'anno, secondo i dati del dipartimento dell'Agricoltura Usa. Le sue acque poco profonde, sono usate principalmente da piccole imbarcazioni per rifornire la Turchia di grano russo e ucraino dai porti rispettivamente di Rostov-sul-Don e Azov e da quelli di Berdyansk e Mariupol. Questi ultimi due, coprono circa il 9% del totale delle esportazioni dell'Ucraina.  

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