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Corsica, rivolta degli indipendentisti contro Emmanuel Macron: "Pagare Genova, tornare con l'Italia"

Davide Locano
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Domani, a Bastia, alla manifestazione che si terrà per dire «basta alla repressione», si ritroveranno una decina di ex detenuti politici assieme a decine di gruppi indipendentisti, ma anche parlamentari dell' Assemblea Nazionale di Parigi, come Paul André Colombani, del partito Pé a Corsica, che riunisce in una federazione le sigle degli autonomisti di Femu a Corsica, del Partito della nazione corsa e degli indipendentisti di Corsica libera. L' epoca della frammentazione politica e delle lotte intestine ha iniziato a lasciare il passo a una spinta verso l' unità da quando ad Ajaccio, dal 2015, la maggioranza dell' Assemblea Corsa è saldamente nelle mani dei nazionalisti. Hanno eletto un presidente del loro parlamento regionale, Jean-Guy Talamoni, 59 anni fra un mese, che non li ha delusi. UN TRATTATO NULLO Diversamente da Carles Puigdemont, ex presidente della Generalitat di Barcellona, che ha fatto svanire il sogno dei secessionisti catalani, i córsi hanno una strategia che mira all' egemonia. Negli anni Settanta avevano intrapreso l' autodistruttiva via della lotta armata, ma ora sembrano aver capito l' efficacia del gradualismo. E si rivolgono alla Corte di Giustizia di Strasburgo per ottenere la "benedizione" dell' Unione Europea su un referendum popolare che potrebbe invalidare l' annessione della Corsica alla Francia, che avvenne con il Trattato di Versailles che nel 1768 sancì la cessione dell' isola alla Francia da parte della Serenissima Repubblica di Genova e con quello del 24 marzo 1860 che consegnò Nizza e la Savoia alla Francia. Le Nazioni Unite però non li hanno mai ratificati, sostengono gli indipendentisti córsi, perché i genovesi si erano riservati il diritto di tornare in possesso del territorio pagando il loro debito nei confronti della Francia. Ma dovrebbe essere l' Italia a rivendicare i propri territori. E, per il momento, c' è solo un' interrogazione parlamentare del deputato di Forza Italia Giorgio Silli a occuparsi della vicenda, senza peraltro aver ottenuto risposta dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Scettici sulla possibilità di ottenere la sovranità, allo stesso tempo, gli isolani non temono il confronto duro. Leggi anche: Emmanuel Macron, legge-vergogna per riempirci di immigrati Mercoledì 3 aprile, fra le 12 e le 18, la Corsica si è dichiarata «isola morta» per dare così il benvenuto al presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, sbarcato per proseguire il «dialogo nazionale» avviato lo scorso gennaio per risolvere la crisi dei gilet gialli. In realtà, si trattava di un' apertura mascherata della campagna elettorale del suo partito, République en Marche, per le elezioni del Parlamento europeo. A pagarla, i contribuenti francesi con 12 milioni di euro, come confermato durante un' audizione in Senato da Sèbastien Lecornu, uno dei ministri responsabile del coordinamento delle consultazioni. L'indice di gradimento dei córsi nei confronti dell' inquilino dell' Eliseo lo si poteva misurare già alla vigilia della visita, dal suo percorso blindato da ben otto squadroni della gendarmeria, equivalenti a 400 uomini, per ragioni di sicurezza. Un centinaio di sindaci hanno accettato di incontrarlo, ma Talamoni e il presidente del consiglio esecutivo Gilles Simeoni hanno deciso di boicottare il dibattito invitando la popolazione a «esprimere pacificamente e simbolicamente ma con forza e determinazione il rifiuto del diniego di democrazia nei loro confronti». E il paesino di Cozzano, che conta 280 abitanti, dove si è svolto l'appuntamento istituzionale, ha perfino dichiarato il capo dello Stato «persona non grata». La tensione fra l' esecutivo e i nazionalisti è alle stelle come non accadeva da anni perché il corso non è una lingua ufficiale né nelle scuole né nei documenti della pubblica amminstrazione. MACRON NON GRATO Le poche concessioni fatte da Parigi non sono considerate sufficienti dai 300mila abitanti dell' isola, più colpiti dei francesi continentali dalla crisi economica e ancora offesi dal discorso pronunciato dal presidente nel febbraio 2018 a Bastia, accolto come una manifestazione di «disprezzo» nei confronti dei nazionalisti in carcere. Negli ultimi mesi la Corsica è stata teatro di una serie di esplosioni e di falliti attentati. Pochi giorni prima della visita del presidente erano state rinvenute due cariche esplosive a Bastia, davanti a una banca e alla sede dipartimentale delle finanze pubbliche. Non si registravano avvisaglie di terrorismo dal dicembre 2012. di Andrea Morigi

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